"Bloggopolis"

La Piazza delle Idee nella Città del Dialogo

Le idee sono il motore di una realtà che vive e respira al di là della nostra sola mente. Ecco allora spuntare Bloggopolis, uno spazio contemporaneo per dar voce a una città saggia e antica che vuole parlare, dialogare e conversare del presente e del futuro. Una piazza in cui raccogliere, attraverso i vostri commenti, il 'sentiment' di una popolazione a volte silenziosa e timida, sicuramente generosa e propositiva. Una polis del nostro tempo, la cui piazza virtuale sia specchio di una città che ci sta a cuore. Piacenza ‘città comune’.


mercoledì 11 dicembre 2013




Mercoledì 18 dicembre 2013 ore 21,00

Auditorium Fondazione - via S. Eufemia 12
La grande frattura. Concentrazione della ricchezza e disuguaglianza negli Stati Uniti
(Ombrecorte, 2013)

Dalla Grande recessione a Occupy Wall Street alla seconda presidenza Obama: un’analisi puntuale della realtà statunitense oggi, caratterizzata dalla crisi della midlle class e dalla difficoltà a invertire la tendenza alla crescente disuguaglianza sociale.



Ne parla e discute con i presenti l’autore

Bruno Cartosio

domenica 1 dicembre 2013



Martedì 10 dicembre 2013 
Altronovecento. 
Il capitalismo americano e i suoi critici
(Fondazione Luigi Micheletti - Jaca Book, 2013)
 
Col III volume di Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico, l’attenzione si sposta dall’Europa agli Usa, proseguendo l’ampio progetto di restituire alla memoria l’immenso patrimonio di lotte, esperienze e idee che ha caratterizzato il secolo scorso.

Ne parla e discute con i presenti il curatore 

Pier Paolo Poggio

domenica 24 novembre 2013

Piacenza, venerdì 29 novembre 2013, alle ore 21 
Salone “N. Mandela” Camera del Lavoro
via XXIV maggio 18   
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro…   
Una riflessione pubblica a più voci, in memoria di Maurizio Mantovani, a un anno dalla scomparsa 

Intervengono tra gli altri: Giacomo Berni, Giovanni Callegari, Gianni D’Amo, Giacomo Ercoli, Giuseppe Lusignani, Gaetano Mantovani, Sandro Miglioli, Andrea Paparo, Mino Politi, Luigi Rabuffi, Francesco Timpano, Nando Tribi, Gianluca Zilocchi  

Il lavoro nel mondo globalizzato cresce esponenzialmente, in modo inversamente proporzionale alla sua visibilità pubblica. La nostra vita quotidiana dipende sempre più da ciò che si produce nelle sterminate periferie  industriali  asiatiche  o  nelle  miniere  sudamericane, ma  è  come  se  non  lo sapessimo. Certamente  ne  parliamo  troppo  poco.  Nel  nostro Paese  una  larga  fetta  del  “nuovo” lavoro  in  vario modo  subalterno  è  esclusa,  almeno  in parte,  da  diritti  e  ammortizzatori  sociali, mentre la crisi ha accentuato la sostanziale esclusione dei giovani dal mondo del lavoro e minato il tessuto produttivo italiano, massicciamente connotato da piccola e piccolissima impresa.  

Si va smarrendo la consapevolezza che qualità e dignità del lavoro, conservazione del territorio e dell’ambiente, dispiegamento dei processi di coesione sociale - nel rispetto delle identità culturali di ciascuno - vanno perseguiti insieme. Ci si è dimenticati che l’agire economico di vero e durevole successo  è  sempre  anche  un  agire  etico,  orientato  oltre  il  vantaggio  momentaneo,  in  progetti  di lungo respiro, nei quali intelligenze e competenze delle donne e degli uomini sono ciò che conta veramente. Le relazioni tra gli uomini e con l’ambiente circostante si determinano reciprocamente: irresponsabilità, disprezzo di sé e del prossimo vanno a braccetto col degrado di ciò che ci circonda. 

Maurizio Mantovani ha dedicato gran parte della sua troppo breve vita a comprendere i processi in continua trasformazione  entro  i  quali  si  riproducono  le  società  e  le  relazioni tra  gli  uomini.  E  ad agire di conseguenza, praticando la responsabilità personale dentro grandi organizzazioni collettive. Dalla militanza giovanile nel Psiup a quella nel Pci, dalla scelta del lavoro operaio in Rdb e in De Rica  all’impegno  nei Consigli  di  fabbrica  e  nella  Cgil, fino  alle  responsabilità  di  segretario provinciale  della  Fulc  e  poi  della  Flm,  e  ancora all’impegno  nelle  Istituzioni  democratiche  come eletto (Regione Emilia Romagna) e come dipendente (Provincia di Piacenza), Maurizio ha saputo costantemente proporre una felice sintesi tra estremo realismo e grandi ideali di dignità e giustizia, a cui è rimasto fedele fino agli ultimi giorni di vita e lavoro. Pensiamo che ricordarlo possa aiutarci ad essere più lucidi e insieme più generosi. Ne abbiamo tutti bisogno. 

Gaetano Mantovani, con Antonio Baldini, Giovanni Callegari, Piero Clava, Giacomo Ercoli, Pierluigi Filippi, Sandro Miglioli,  Renée Tirelli, Gianluca Zilocchi… anche a nome di tanti altri amici e compagni 

(Un ringraziamento alla Cgil piacentina e a Cittàcomune, per l’ospitalità e l’aiuto organizzativo) 

lunedì 7 ottobre 2013

Del fare libri - Una stanza all'Einaudi

DEL FARE LIBRI
Tra cultura e politica, prima e dopo il ‘68
Piacenza via Sant’Eufemia 12 - Martedì 15 ottobre h. 17.30 -
presso Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano
Cittàcomune propone la presentazione del volume:
Luca Baranelli - Francesco Ciafaloni
Una stanza all’Einaudi
(a cura di Alberto Saibene, Quodlibet 2013)
Ne discutono in pubblico il curatore, gli autori e Piergiorgio Bellocchio
L’Einaudi è stata la più importante casa editrice italiana del Novecento. Nelle sue stanze hanno lavorato Cesare Pavese, Italo Calvino, Natalia Ginzburg. Lì hanno discusso programmi editoriali Primo Levi, Norberto Bobbio, Franco Venturi, Gianfranco Contini, per citare solo alcuni dei grandi nomi che hanno frequentato gli uffici di via Biancamano a Torino.
Luca Baranelli e Francesco Ciafaloni, redattori Einaudi tra gli anni ‘60 e ‘80, sono stati testimoni di quelle vicende e amici di alcuni dei protagonisti. In Una stanza all’Einaudi rievocano oggi due decenni di storia della casa editrice, dalle profonde lacerazioni prodotte dal “caso Fofi” nel 1963, alla grave crisi finanziaria del 1983. La lunga conversazione con Alberto Saibene, che apre il volume, approfondisce aspetti finora trascurati della vicenda einaudiana: il “fiuto” di Giulio Einaudi, il funzionamento della macchina editoriale e la difficile arte del fare buoni libri, le tensioni politiche nella casa editrice negli anni a cavallo del ‘68.

Luca Baranelli (Siena, 1936) ha lavorato dal 1962 al 1985 nella redazione di Einaudi. Si occupa da anni di Italo Calvino, di cui ha curato fra l’altro per Mondadori Album Calvino (con E. Ferrero, 1995), Lettere 1940-1985 (2000), Sono nato in America… Interviste 1951-1985 (2012). Con le Edizioni della Normale di Pisa ha pubblicato la Bibliografia di Italo Calvino (2007). Ha inoltre curato scritti di Bilenchi, Cases, Colorni, Contini, Renato Solmi, Timpanaro. Già collaboratore, dagli anni Sessanta, di “Quaderni piacentini”, collabora attualmente a “Una città”.

Francesco Ciafaloni, nato nel 1937 in Abruzzo, ha lavorato per l’Eni come ingegnere fino al 1966, poi presso l’editore Boringhieri. Dal 1970 alla crisi del 1983 è stato redattore Einaudi. Si è poi occupato di lavoro e di immigrati. È stato presidente del comitato “oltre il razzismo”. Ha scritto tra l’altro I diritti degli altri (Minimum Fax, 1998) e Il destino della classe operaia (Edizioni dell’Asino, 2012). Ha collaborato negli anni a varie riviste, da “Quaderni piacentini” a “Linea d’ombra”, da “Lo straniero” a “Una città”.

Alberto Saibene (Varese, 1965) è editor della casa editrice Hoepli, consulente delle Edizioni di Comunità e fondatore nel 2012 di Humboldt Books. Ha curato, di Adriano Olivetti, Fabbrica e comunità. Scritti autobiografici (Edizioni dell’Asino, 2011) e l’antologia Il mondo che nasce (Edizioni di Comunità, 2013). Si occupa di storia della cultura italiana del Novecento. Ha scritto su “Linea d’ombra” e “Lo straniero”, collabora a “Una città” e “Doppiozero”.

venerdì 6 settembre 2013

Un ricordo a più voci

Un ricordo a più voci  
di Emilio Politi
Piacenza - Venerdì 13 settembre dalle ore 18,30 
presso lo Spazio Rosso Tiziano via Taverna 41


giovedì 13 giugno 2013

IV Serata Cittàcomune

Piacenza - venerdì 21 giugno dalle h 18
coop. La Magnana - strada Magnana 20

da via Rigolli imboccare via Bubba, superare “Il Germoglio”e il sottopasso Tangenziale

SERATAcittàcomune  

cibo e musica per stare insieme, discutendo di cosa stiamo facendo e cosa vogliamo fare

“Il Paese smarrito”
Un confronto a più voci sulla crisi della democrazia italiana, tra economia e società, mass-media e politica

Ne discutono con i presenti dalle ore 18.30: Piergiorgio Bellocchio Cristian Camisa, Gianni D’Amo, Gaetano Mantovani, Mino Politi, Giovanni Smerieri, Luigi Squeri, Marco Tanzi

A seguire: aperitivo alcolico e analcolico - salumi
- dalle ventuno piatti caldi - … e per finire i dolci


La Magnana è un luogo ospitale e accogliente per tutti, dai bambini agli anziani. Sono graditi doni in forma di torte e bevande. Il buffet è a offerta libera, il ricavato della serata andrà a sostegno della coop. La Magnana
Cantano per noi Mauro Sbuttoni e Gianni Bernardini
QUARTASERATAcittàcomune 

TESSERAMENTO 2013 Cittàcomune è un’associazione politico-culturale autogestita attraverso l’impegno volontario dei soci e autofinanziata dal tesseramento annuale.

venerdì 7 giugno 2013

Un'idea di Europa

Cittàcomune partecipa al Festival delle Nuove Resistenze (Piacenza, 31 maggio-2 giugno 2013)

Sabato 1 giugno - Cortile di Palazzo Farnese - ore 11,30
Un'idea di Europa

Letture e riflessioni a partire da
Lettere di condannati a morte della Resistenza europea

Ne discutono tra loro e con i presenti
Piergiorgio Bellocchio e Gianni D'Amo


Anteprima in mostra nei giorni del Festival a Palazzo Farnese

Italia mon amour

Progetto fotobiografico di Sergio ferri e Jacopo Aquino. Foto di Sergio Ferri

Un viaggio tra le famiglie migranti della nostra città

sabato 23 marzo 2013

La crisi, due o tre cose che sappiamo di lei/2

Piacenza, Giovedì 28 marzo 2013, ore 21
Auditorium Fondazione,via S. Eufemia 12

Cittàcomune propone un incontro su intellettuali
società e potere, ieri e oggi, a partire dal libro
Soli e civili
Savinio Noventa Fortini Bianciardi Bellocchio
Una raccolta di saggi di Matteo Marchesini (Ed. dell’Asino, 2012)

Ne discutono tra loro e con i presenti
Piergiorgio Bellocchio e Matteo Marchesini

«Ecco: l’estetismo è uno dei massimi nemici comuni di questi scrittori. Tutti, infatti, rifiutano di ricucire artificialmente lo iato tra la vita e la pagina. Lasciano capire che la scrittura e le idee non possono mai esaurire la realtà: sono cioè intimamente dialettici, e offrono insieme al pensiero il suo antidoto. Ciò significa che si tratta di autori nel senso più alto emancipatorî… Nessuno di loro respinge di per sé il concetto di autorità: ma tutti in qualche modo pretendono che ogni gerarchia, politica e culturale, venga ridiscussa di continuo, perché i suoi valori possano coincidere il più possibile con valori reali - perché insomma “essere” e “apparire” mantengano un sia pur labile legame». (Matteo Marchesini)
Piergiorgio Bellocchio ha fondato con Grazia Cherchi e diretto per circa vent’anni “Quaderni piacentini”. Ha esordito nella narrativa con I piacevoli servi (Mondadori, 1966). La sua produzione critica e saggistica è raccolta in vari volumi, tra cui: Dalla parte del torto (Einaudi, 1989), Eventualmente (Rizzoli,1993), L’astuzia delle passioni (Rizzoli, 1995), Oggetti smarriti (Baldini&Castoldi, 1996), Al di sotto della mischia. Satire e saggi (Libri Scheiwiller, 2007). Nel 2010 Quodlibet ha pubblicato, Diario.1985-1993, riproduzione fotografica integrale dell’omonima rivista interamente redatta da Piergiorgio Bellocchio e Alfonso Berardinelli.

Matteo Marchesini collabora all’annuario critico di poesia curato da Giorgio Manacorda (Castelvecchi). Dal 1999 al 2003 ha gestito a San Giovanni in Persiceto (Bo) una piccola libreria specializzata per ragazzi. Nel 2003 ha pubblicato il libro di poesie Asilo (Arezzo, Ed. degli Amici), nel 2004 ha vinto il Premio di narrativa Iceberg con la raccolta di racconti Le donne spariscono in silenzio (Bologna, Pendragon, 2005). Marchesini collabora alle pagine culturali di vari giornali e riviste, tra cui “Lo Straniero”, “Il Foglio”, “Il Sole 24 ore”. In Soli e civili. Savinio Noventa Fortini Bianciardi Bellocchio (Edizioni dell’Asino, 2012) raccoglie alcuni ritratti critici già in parte pubblicati su quotidiani o riviste.

Il direttivo della VI Assemblea generale di cittàcomune



La sesta Assemblea generale di cittàcomune svoltasi sabato 9 marzo 2013 presso la sala Giordano Bruno ha eletto il proprio Comitato Direttivo confermando Piergiorgio Bellocchio presidente e Massimo Gardani tesoriere. Il Comitato Direttivo è stato scelto nelle persone di: Piergiorgio Bellocchio, Gianni Bernardini, Mohamed Berrahou, Enrico Bertè (detto Chicco), Livio Boselli, Maura Bruno, Giovanni Callegari, Gianni D'Amo, Massimo Gardani, Mario Giacomazzi, Sandro Miglioli, Sergio Rossi, Francesco Serio, Simona Soffiantini e Marco Tanzi.
All'interno del Comitato Direttivo è stato successivamente nominato il Coordinatore nella persona di Marco Tanzi.


domenica 10 marzo 2013

La crisi, due o tre cose che sappiamo di lei/1

La crisi, due o tre cose  che sappiamo di lei/1 

Piacenza, Venerdì 15 marzo 2013, ore 21 
Auditorium Fondazione,via S. Eufemia 12 

Cittàcomune organizza un incontro pubblico con Riccardo Bellofiore e Giovanna Vertova, dell’Università di Bergamo, che analizzano la crisi globale in corso a partire da una lettura della natura di classe e patriarcale del capitalismo oggi.   

La fine dell’innocenza. La crisi europea e italiana, nella crisi globale 
Una prospettiva di classe e di genere 

Ne discutono tra loro e con i presenti 
Riccardo Bellofiore e Giovanna Vertova 

La crisi del “nuovo” capitalismo globale, dominato dai money manager e dalla crescita esponenziale delle attività finanziarie, è esplosa violentemente con la crisi del debito privato. La crisi europea e del debito pubblico non è una riedizione  di  quella  del  1992,  né  il  meccanico  esito  degli  squilibri  commerciali,  ma  il  “rimbalzo”  di  quella  globale. 
Essa è ulteriormente resa drammatica dalla frantumazione politica e sociale europea e dalle politiche di austerità. La dissoluzione dell’euro avrebbe però esiti catastrofici per i lavoratori.  La  crisi  capitalistica – sottolineano i relatori – ha oggi un segno di classe e di genere: coniuga l'attacco al lavoro con quello alla riproduzione sociale. La sinistra appare ferma a una critica etica e/o distributiva, divisa tra subalternità al social-liberismo e incapacità di mettere  in  questione  il  modo  di  produzione,  a  partire  dalla  sua  natura  di  classe  e  patriarcale.  Una  alternativa autentica dovrebbe coniugare una politica monetaria di rifinanziamento dei   disavanzi degli Stati e di mutualizzazione del debito pubblico europeo con una socializzazione delle economie e una gestione della spesa pubblica in grado di definire il cosa, come e quanto produrre. 

Riccardo  Bellofiore  è  docente  di  Economia  Politica  all’Università  di  Bergamo.  Si  occupa  di  macroeconomia monetaria e della globalizzazione, come anche di storia e metodologia del pensiero economico, a partire da una continuamente rivisitata formazione marxiana. Tra i suoi ultimi lavori, La crisi capitalistica: la barbarie che avanza e La crisi globale: l'Europa, l'euro, la Sinistra (entrambi da Asterios 2012). Nel 2008 ha curato e introdotto la ristampa da Bollati Boringhieri del libro di Hyman P. Minsky, Keynes e l'instabilità del capitalismo.  

Giovanna Vertova è docente di Economia Politica all’Università di Bergamo. Si occupa di industria e innovazione, economia regionale e locale, ed economia di genere. Tra i suoi ultimi lavori, "Il mercato del lavoro in un’ottica di genere” (in La costruzione del genere. Norme e regole, a cura di B. Pezzini, Bergamo University Press – Sestante Edizioni)  e  “Women  on  the  verge  of  a  nervous  breakdown:  the  gender  impact  of  the  crisis”  (in  The  Political Economy of Public Debt & Austerity in the EU, a cura di E. Papadopoulou e G. Sakellaridis, Nissos Publications). 

giovedì 28 febbraio 2013

Sesta Assemblea Generale di Cittàcomune

Piacenza, sabato 9 marzo 2013 - ore 16-19
Sala “Giordano Bruno”, via G. Bruno 6

SESTA ASSEMBLEA GENERALE DI

c i t t à c o m u n e
(l’assemblea è pubblica e aperta, oltre che ai soci, a tutti gli interessati)

P r o g r a m m a

15.30-16.00: insediamento presidenza e programmazione lavori

16.00-17.00:
relazione bilancio economico-organizzativo (Massimo Gardani)
relazione sull’attività civico-politica svolta (Marco Tanzi)
relazione sul lavoro culturale (Piergiorgio Bellocchio)

17.00-19.00: saluti degli ospiti e dibattito tra i soci

approvazione bilancio ed eventuali documenti politico-programmatici

Dalle ore 17 alle ore 19 si potrà votare per eleggere
Direttivo, Presidente e Tesoriere dell’Associazione


sabato 23 febbraio 2013

Cittàcomune: la tessera 2013 dedicata a Beppe Fenoglio

Beppe Fenoglio nasce nel 1922 ad Alba, dove vive fino alla prematura morte nel 1963. Il padre, di origine contadina, gestisce la macelleria in centro dove aveva iniziato come garzone. Con lo studio già al ginnasio della lingua inglese, nasce presto in Fenoglio la passione per la civiltà e la letteratura anglosassone, in cui va scoprendo un rigore e una moralità alternativi all’ideologia e propaganda fascista. Da ragazzo sogna di essere un soldato del New model army di Cromwell, «con la Bibbia nello zaino e il fucile a tracolla». Al liceo l’incontro con due “maestri di antifascismo”: il professore di italiano Leonardo Cocito (impiccato dai tedeschi il 7 settembre del ‘44); quello di storia e filosofia Pietro Chiodi (della cui esperienza partigiana è testimonianza esemplare Banditi, 1961). Iscritto alla Facoltà di Lettere a Torino, nel gennaio del ‘43 è chiamato alle armi come allievo ufficiale. Dopo l’8 settembre riesce a rientrare ad Alba, dove già in dicembre partecipa all’assalto della caserma dei carabinieri per liberare i padri dei renitenti alla leva fascista. Inizia per Fenoglio, prima in una brigata garibaldina e poi con le formazioni autonome, l’esperienza decisiva della sua vita, la guerra partigiana. Dopo la Liberazione rinuncia agli studi e alla laurea, che, anche quale ex combattente, conseguirebbe con facilità. Alla madre che comprensibilmente lo assilla risponde che la sua laurea sarà il primo libro pubblicato. Dal ‘47 lavora come corrispondente con l’estero in un’azienda vinicola di Alba (conosce bene inglese e francese), modesto impiego che mantiene fino alla morte e che tra l’altro gli lascia molto tempo per scrivere. Si sposa nel 1960 col solo rito civile, scelta scandalosa allora nel suo milieu. E sul letto di morte dispone che laiche siano anche le esequie: «Funerale civile, di ultimo grado, domenica mattina, senza soste, fiori e discorsi».

«Scrittore e partigiano» vorrebbe scritto sulla sua lapide. «Partigiano in aeternum» si autobattezza il suo Johnny, nell’omonimo romanzo pubblicato postumo nel 1968. La guerra partigiana è il tema costante e privilegiato, quasi esclusivo, della narrativa di Fenoglio, e le dispute di critici e filologi sulla sperimentazione linguistica nell’incompiuto Partigiano Johnny non dovrebbero offuscare la peculiare riuscita – per concentrazione emotiva e stilistica, scatto e misura narrativa – dei Ventitré giorni della città di Alba (1952) e di Una questione privata (1963). Nella pur vastissima letteratura sulla Resistenza, i suoi libri si impongono sopra tutti (con pochi altri, I piccoli maestri di Meneghello, edito nel ‘64, tra questi): la loro qualità trascende il giudizio estetico e investe la sfera della storia e della morale collettiva.
La sua Resistenza, priva di ogni accento celebrativo, vorrebbe rifondare l’Italia su valori di verità libertà giustizia, con connotati prima etici che politici. La guerra partigiana – «pro aris et focis», cioè combattuta in casa propria, a difesa del focolare e dei pochi beni – intreccia inscindibilmente Resistenza e civiltà contadina, l’altro grande tema di Fenoglio, argomento del romanzo breve La malora (1954) e di numerosi racconti. Le sue Langhe, più che scenario o sfondo, sono protagoniste di una guerra in cui i contadini sono inevitabilmente coinvolti, con la partecipazione attiva, l’aiuto ai partigiani, i rischi di rappresaglie che consapevolmente corrono, la miseria che dividono con i combattenti. Ai due temi della guerriglia e del mondo contadino, si aggiunge in Una questione privata quello dell’amore “romantico” di Milton per Fulvia. Ma l’immissione del motivo “privato” non attenua, non sfuoca il tema fondamentale: destino individuale e sorte collettiva si incrociano e si scontrano a ogni pagina, alla ricerca di una verità che va al di là della “questione privata”. Sapere la verità, per vivere – e morire – nella verità.

Ha scritto Italo Calvino nella Prefazione del 1964 al suo Sentiero dei nidi di ragno, uscito in prima edizione nel ‘47:
«E fu il più solitario di tutti che riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se l’aspettava, Beppe Fenoglio, e arrivò a scriverlo e nemmeno a finirlo (Una questione privata), e morì prima di vederlo pubblicato, nel pieno dei quarant’anni. Il libro che la nostra generazione voleva fare, adesso c’è, e il nostro lavoro ha un coronamento e un senso, e solo ora, grazie a Fenoglio, possiamo dire che una stagione è compiuta, solo ora siamo certi che è veramente esistita: la stagione che va dal Sentiero dei nidi di ragno a Una questione privata.
Una questione privata è costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso, e nello stesso tempo c’è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di pae
saggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere. (...). È al libro di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio».