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"Bloggopolis"
La Piazza delle Idee nella Città del Dialogo
Le idee sono il motore di una realtà che vive e respira al di là della nostra sola mente. Ecco allora spuntare Bloggopolis, uno spazio contemporaneo per dar voce a una città saggia e antica che vuole parlare, dialogare e conversare del presente e del futuro. Una piazza in cui raccogliere, attraverso i vostri commenti, il 'sentiment' di una popolazione a volte silenziosa e timida, sicuramente generosa e propositiva. Una polis del nostro tempo, la cui piazza virtuale sia specchio di una città che ci sta a cuore. Piacenza ‘città comune’.
mercoledì 29 novembre 2017
Dalla parte del torto/De la parte equivocada (Limitare il disonore, vol. I)
Dalla copertina dell'edizione spagnola di:
Dalla parte del torto
domenica 26 novembre 2017
SECONDO NOVECENTO Ciclo su Franco Fortini - Ultimo appuntamento
Piacenza Auditorium Fondazione
via S. Eufemia 12
Cittàcomune ha proposto tre serate per ricordare Franco Fortini (1917-1994)
e riflettere sulla sua attività di saggista e poeta, traduttore, critico, testimone.
Martedì 28 novembre ore 21 – incontro conclusivo
Fortini e la Storia,
tra ideologia e profezia
Ne parla e discute con i presenti
Alfonso Berardinelli
Alfonso Berardinelli è stato professore di Storia della critica letteraria all’Università di Venezia fino alle dimissioni volontarie nei
primi anni Novanta. Nel lontano 1973 ha pubblicato la prima monografia su Fortini (Franco Fortini, La Nuova Italia). Dai primi anni
Settanta fino alla chiusura nel 1984 ha collaborato a “quaderni piacentini”; dal 1985 al 1993 con Piergiorgio Bellocchio ha pubblicato
“Diario”, rivista interamente scritta e autoprodotta dai due autori (ristampa fotografica integrale, Diario, Quodlibet 2010), nel numero
10 del quale (giugno 1993) è tornato a occuparsi di Fortini in un ampio saggio polemico (“Stili dell’estremismo”). Critico e saggista,
collabora a quotidiani e riviste. La sua ampia produzione è raccolta in vari volumi, tra cui: Cento poeti. Itinerari di poesia (Mondadori,
1991); La poesia verso la prosa (Bollati Boringhieri, 1994), L’eroe che pensa (Einaudi, 1997); La forma del saggio (Marsilio, 2002,
premio Viareggio); Casi critici. Dal psotmoderno alla mutazione (Quodlibet, 2007).
Franco Fortini (pseudonimo di Franco Lattes) nasce a Firenze nel 1917. Frequenta l’ambiente intellettuale fiorentino, con una
precocissima avversione per l’Ermetismo e l’antifascismo crociano o estetizzante dei coetanei. Ebreo il padre, cattolica la madre,
entrambi non osservanti, ebbe un’educazione laica. Nella lettura della Bibbia, di Calvino, dell’esistenzialismo di Karl Barth sviluppa
una vocazione religiosa, fino all’adesione, ventenne, alla Chiesa Valdese: (“diventare cristiano fu il mio détour per diventare
socialista”). Laureato in Legge e in Lettere, nel 1941 è chiamato alle armi. Tra la caduta di Mussolini e l’8 settembre è nella Milano
devastata dai bombardamenti, dove assiste al crollo militare e civile del Paese. Ripara clandestinamente in Svizzera: qui riceve da
Silone nel ’44 la prima tessera del Partito socialista, che manterrà fino al ’58.
Dal 1945 si stabilisce a Milano. Tra gli animatori della rivista di Vittorini «Il Politecnico» (‘45-47), è scrittore e appassionato ideologo,
analista delle idee in quanto inseparabili dalle scelte morali e dall’azione politica, con un’acutezza e una sensibilità tormentate e
tormentose. Diviso fra Marx e Kierkegaard, situa nel lavoro culturale il trait d’union tra politica e vita, tra noi e io. “La parola cultura -
scrive già nel 1945 - fa pensare ai libri o allo studio… Per noi cultura è invece il modo nel quale gli uomini producono quanto è
necessario alla loro esistenza, la particolare maniera, mutevole per il mutare dei mezzi di produzione, con la quale essi entrano in
rapporto con gli altri uomini e con le cose. Cultura è la forma nella quale gli uomini, nella loro storia, si sono scambiati i prodotti del
lavoro, costruite capanne e cattedrali, scelte le parole dell’amore; è la forma varia nella quale hanno fissato i costumi, i riti, le leggi;
arato i campi, esplorato il mare, condotto gli eserciti, speculato i cieli, composto i poemi”.
Fortini lavora come giornalista («Avanti!»), pubblicitario (Olivetti), consulente editoriale, insegnante in Istituti tecnici milanesi e poi
all’Università di Siena. All’opera di poeta e traduttore, affianca l’intensa attività di saggista-critico. Tra gli anni ’50 e i ’70 scrive
principalmente su riviste militanti: «Discussioni» (1949-53), «Officina» (1955-59), «Ragionamenti» (1955-57), «quaderni piacentini»
(1962-84); successivamente anche su settimanali e quotidiani di ampia tiratura («Corriere della Sera», «L’Espresso», «Il Sole 24
ore», «il manifesto»). La sua produzione poetica e le sue scritture militanti confluiscono in molti volumi. Da Einaudi escono Foglio di
via e altri versi (1946) e il diario di un viaggio in Cina Asia maggiore (1956); negli stessi anni per Comunità traduce Kierkegaard e
Simone Weil, e successivamente Proust, Éluard e, in collaborazione con la moglie Ruth Leiser, Brecht, e il Faust di Goethe in
dialogo con l’amico Cases. Nel 1957, all'indomani della rivolta ungherese, pubblica da Feltrinelli Dieci inverni 1947-57. Contributi a
un discorso socialista, estremo tentativo di riannodare nell'autocritica il filo di un socialismo possibile, dopo le traciche delusioni
seguite alle speranze della Resistenza. Tra i primi a cogliere i segni della modernizzazione capitalistica anche in Italia (del 1961 è la
Lettera ad amici di Piacenza, poi in L’ospite ingrato, De Donato 1966), negli anni ’60-’70 Fortini è uno dei “padri” della Nuova sinistra.
Prima e dopo il Sessantotto, ridefinisce radicalmente i rapporti tra intellettuali e potere in molti saggi e libri: Verifica dei poteri. Scritti
di critica e di istituzioni letterarie (Il Saggiatore, 1965), I cani del Sinai (De Donato, 1967), Saggi italiani (De Donato, 1975), Questioni
di frontiera. Scritti di politica e letteratura 1965-1977 (Einaudi, 1977). Raccoglie la produzione poetica in Una volta per sempre.
Poesie 1938-1973 e Paesaggio con serpente. Versi 1973-1983 (Einaudi, 1978 e 1984). Da Garzanti pubblica nel 1984 Insistenze.
Cinquanta scritti 1976-1984, affilata critica del “nichilismo” degli anni Ottanta, e, dopo la caduta del Muro, Extrema ratio. Note per un
buon uso delle rovine. Del 1991 è Non solo oggi. Cinquantanove voci (Ed. Riuniti), “dizionario” di temi e parole-chiave di mezzo
secolo di lavoro culturale. Attraverso Pasolini (Einaudi, 1992) riassume la tormentata storia dei loro rapporti. Il suo testamento
poetico, Composita solvantur, esce da Einaudi nel 1994, l’anno in cui Fortini muore a Milano il 28 novembre. Nel 1996-97 esce
postumo Disobbedienze, scritti sul manifesto 1972-1994 (prefazione di Rossana Rossanda), nel 2003 il Meridiano Saggi ed
epigrammi e nel 2014, sempre per Mondadori, Tutte le poesie (entrambi a cura e con introduzione di Luca Lenzini).
domenica 19 novembre 2017
SECONDO NOVECENTO Ciclo su Franco Fortini - Secondo appuntamento
SECONDONOVECENTO
FRANCO FORTINI
TRE INCONTRI NEL CENTENARIO DELLA NASCITA
Piacenza Auditorium Fondazione via S.Eufemia 12
Cittàcomune propone tre serate per ricordare Franco Fortini (1917-1994)
e riflettere sulla sua attività di saggista e poeta, traduttore, critico, testimone.
Giovedì 23 novembre ore 21 – secondo incontro
Prima e dopo il ‘68. Cultura e politica
Presenza e rilevanza della ‘voce’ di Fortini nei “quaderni piacentini”
Ne parla e discute con i presenti Piergiorgio Bellocchio
Piergiorgio Bellocchio ha fondato con Grazia Cherchi nel 1962 e diretto per oltre vent’anni “quaderni piacentini”, la più importante rivista della
Nuova sinistra italiana. Pur privilegiando la scrittura critico-saggistica, ha esordito come narratore con I piacevoli servi (Mondadori 1966). Dal 1985
al 1993 ha pubblicato “Diario”, rivista interamente scritta e autoprodotta con il solo Alfonso Berardinelli, in compagnia di grandi del passato di volta
in volta antologizzati (ristampa fotografica integrale, Diario, Quodlibet 2010). La sua precedente produzione è raccolta in vari volumi, tra cui: Dalla
parte del torto (Einaudi, 1989), Eventualmente e L’astuzia delle passioni (Rizzoli, 1993 e 1995), Oggetti smarriti (Baldini& Castoldi, 1996), Al di sotto
della mischia. Satire e saggi (Libri Scheiwiller, 2007). È presidente onorario di Cittàcomune, dopo esserne stato per molti anni il presidente effettivo.
Franco Fortini (pseudonimo di Franco Lattes) nasce a Firenze nel 1917. Frequenta l’ambiente intellettuale fiorentino, con una precocissima avversione per l’Ermetismo e l’antifascismo crociano o estetizzante dei coetanei. Ebreo il padre, cattolica la madre, entrambi non osservanti, ebbe un’educazione laica. Nella lettura della Bibbia, di Calvino, dell’esistenzialismo di Karl Barth sviluppa una vocazione religiosa, fino all’adesione, ventenne, alla Chiesa Valdese: (“diventare cristiano fu il mio détour per diventare socialista”). Laureato in Legge e in Lettere, nel 1941 è chiamato alle armi. Tra la caduta di Mussolini e l’8 settembre è nella Milano devastata dai bombardamenti, dove assiste al crollo militare e civile del Paese. Ripara clandestinamente in Svizzera: qui riceve da Silone nel ’44 la prima tessera del Partito socialista, che manterrà fino al ’58.
Dal 1945 si stabilisce a Milano. Tra gli animatori della rivista di Vittorini «Il Politecnico» (‘45-47), è scrittore e appassionato ideologo, analista delle idee in quanto inseparabili dalle scelte morali e dall'azione politica, con un’acutezza e una sensibilità tormentate e tormentose. Diviso fra Marx e Kierkegaard, situa nel lavoro culturale il trait d’union tra politica e vita, tra noi e io. “La parola cultura - scrive già nel 1945 - fa pensare ai libri o allo studio… Per noi cultura è invece il modo nel quale gli uomini producono quanto è necessario alla loro esistenza, la particolare maniera, mutevole per il mutare dei mezzi di produzione, con la quale essi entrano in rapporto con gli altri uomini e con le cose. Cultura è la forma nella quale gli uomini, nella loro storia, si sono scambiati i prodotti del lavoro, costruite capanne e cattedrali, scelte le parole dell’amore; è la forma varia nella quale hanno fissato i costumi, i riti, le leggi; arato i campi, esplorato il mare, condotto gli eserciti, speculato i cieli, composto i poemi”.
Fortini lavora come giornalista («Avanti!»), pubblicitario (Olivetti), consulente editoriale, insegnante in Istituti tecnici milanesi e poi all'Università di Siena. All'opera di poeta e traduttore, affianca l’intensa attività di saggista-critico. Tra gli anni ’50 e i ’70 scrive principalmente su riviste militanti: «Discussioni» (1949-53), «Officina» (1955-59), «Ragionamenti» (1955-57), «quaderni piacentini» (1962-84); successivamente anche su settimanali e quotidiani di ampia tiratura («Corriere della Sera», «L’Espresso», «Il Sole 24 ore», «il manifesto»).
La sua produzione poetica e le sue scritture militanti confluiscono in molti volumi. Da Einaudi escono Foglio di via e altri versi (1946) e il diario di un viaggio in Cina Asia maggiore (1956); negli stessi anni per Comunità traduce Kierkegaard e Simone Weil, e successivamente Proust, Éluard e, in collaborazione con la moglie Ruth Leiser, Brecht, e il Faust di Goethe in dialogo con l’amico Cases. Nel 1957, all'indomani della rivolta ungherese, pubblica da Feltrinelli Dieci inverni 1947-57. Contributi a un discorso socialista, estremo tentativo di riannodare nell'autocritica il filo di un socialismo possibile, dopo le traciche delusioni seguite alle speranze della Resistenza. Tra i primi a cogliere i segni della modernizzazione capitalistica anche in Italia (del 1961 è la Lettera ad amici di Piacenza, poi in L’ospite ingrato, De Donato 1966), negli anni ’60-’70 Fortini è uno dei “padri” della Nuova sinistra. Prima e dopo il Sessantotto, ridefinisce radicalmente i rapporti tra intellettuali e potere in molti saggi e libri: Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie (Il Saggiatore, 1965), I cani del Sinai (De Donato, 1967), Saggi italiani (De Donato, 1975), Questioni di frontiera. Scritti di politica e letteratura 1965-1977 (Einaudi, 1977). Raccoglie la produzione poetica in Una volta per sempre. Poesie 1938-1973 e Paesaggio con serpente. Versi 1973-1983 (Einaudi, 1978 e 1984). Da Garzanti pubblica nel 1984 Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984, affilata critica del “nichilismo” degli anni Ottanta, e, dopo la caduta del Muro, Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine. Del 1991 è Non solo oggi. Cinquantanove voci (Ed. Riuniti), “dizionario” di temi e parole-chiave di mezzo secolo di lavoro culturale. Attraverso Pasolini (Einaudi, 1992) riassume la tormentata storia dei loro rapporti. Il suo testamento poetico, Composita solvantur, esce da Einaudi nel 1994, l’anno in cui Fortini muore a Milano il 28 novembre. Nel 1996-97 esce postumo Disobbedienze, scritti sul manifesto 1972-1994 (prefazione di Rossana Rossanda), nel 2003 il Meridiano Saggi ed epigrammi e nel 2014, sempre per Mondadori, Tutte le poesie (entrambi a cura e con introduzione di Luca Lenzini).
Franco Fortini (pseudonimo di Franco Lattes) nasce a Firenze nel 1917. Frequenta l’ambiente intellettuale fiorentino, con una precocissima avversione per l’Ermetismo e l’antifascismo crociano o estetizzante dei coetanei. Ebreo il padre, cattolica la madre, entrambi non osservanti, ebbe un’educazione laica. Nella lettura della Bibbia, di Calvino, dell’esistenzialismo di Karl Barth sviluppa una vocazione religiosa, fino all’adesione, ventenne, alla Chiesa Valdese: (“diventare cristiano fu il mio détour per diventare socialista”). Laureato in Legge e in Lettere, nel 1941 è chiamato alle armi. Tra la caduta di Mussolini e l’8 settembre è nella Milano devastata dai bombardamenti, dove assiste al crollo militare e civile del Paese. Ripara clandestinamente in Svizzera: qui riceve da Silone nel ’44 la prima tessera del Partito socialista, che manterrà fino al ’58.
Dal 1945 si stabilisce a Milano. Tra gli animatori della rivista di Vittorini «Il Politecnico» (‘45-47), è scrittore e appassionato ideologo, analista delle idee in quanto inseparabili dalle scelte morali e dall'azione politica, con un’acutezza e una sensibilità tormentate e tormentose. Diviso fra Marx e Kierkegaard, situa nel lavoro culturale il trait d’union tra politica e vita, tra noi e io. “La parola cultura - scrive già nel 1945 - fa pensare ai libri o allo studio… Per noi cultura è invece il modo nel quale gli uomini producono quanto è necessario alla loro esistenza, la particolare maniera, mutevole per il mutare dei mezzi di produzione, con la quale essi entrano in rapporto con gli altri uomini e con le cose. Cultura è la forma nella quale gli uomini, nella loro storia, si sono scambiati i prodotti del lavoro, costruite capanne e cattedrali, scelte le parole dell’amore; è la forma varia nella quale hanno fissato i costumi, i riti, le leggi; arato i campi, esplorato il mare, condotto gli eserciti, speculato i cieli, composto i poemi”.
Fortini lavora come giornalista («Avanti!»), pubblicitario (Olivetti), consulente editoriale, insegnante in Istituti tecnici milanesi e poi all'Università di Siena. All'opera di poeta e traduttore, affianca l’intensa attività di saggista-critico. Tra gli anni ’50 e i ’70 scrive principalmente su riviste militanti: «Discussioni» (1949-53), «Officina» (1955-59), «Ragionamenti» (1955-57), «quaderni piacentini» (1962-84); successivamente anche su settimanali e quotidiani di ampia tiratura («Corriere della Sera», «L’Espresso», «Il Sole 24 ore», «il manifesto»).
La sua produzione poetica e le sue scritture militanti confluiscono in molti volumi. Da Einaudi escono Foglio di via e altri versi (1946) e il diario di un viaggio in Cina Asia maggiore (1956); negli stessi anni per Comunità traduce Kierkegaard e Simone Weil, e successivamente Proust, Éluard e, in collaborazione con la moglie Ruth Leiser, Brecht, e il Faust di Goethe in dialogo con l’amico Cases. Nel 1957, all'indomani della rivolta ungherese, pubblica da Feltrinelli Dieci inverni 1947-57. Contributi a un discorso socialista, estremo tentativo di riannodare nell'autocritica il filo di un socialismo possibile, dopo le traciche delusioni seguite alle speranze della Resistenza. Tra i primi a cogliere i segni della modernizzazione capitalistica anche in Italia (del 1961 è la Lettera ad amici di Piacenza, poi in L’ospite ingrato, De Donato 1966), negli anni ’60-’70 Fortini è uno dei “padri” della Nuova sinistra. Prima e dopo il Sessantotto, ridefinisce radicalmente i rapporti tra intellettuali e potere in molti saggi e libri: Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie (Il Saggiatore, 1965), I cani del Sinai (De Donato, 1967), Saggi italiani (De Donato, 1975), Questioni di frontiera. Scritti di politica e letteratura 1965-1977 (Einaudi, 1977). Raccoglie la produzione poetica in Una volta per sempre. Poesie 1938-1973 e Paesaggio con serpente. Versi 1973-1983 (Einaudi, 1978 e 1984). Da Garzanti pubblica nel 1984 Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984, affilata critica del “nichilismo” degli anni Ottanta, e, dopo la caduta del Muro, Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine. Del 1991 è Non solo oggi. Cinquantanove voci (Ed. Riuniti), “dizionario” di temi e parole-chiave di mezzo secolo di lavoro culturale. Attraverso Pasolini (Einaudi, 1992) riassume la tormentata storia dei loro rapporti. Il suo testamento poetico, Composita solvantur, esce da Einaudi nel 1994, l’anno in cui Fortini muore a Milano il 28 novembre. Nel 1996-97 esce postumo Disobbedienze, scritti sul manifesto 1972-1994 (prefazione di Rossana Rossanda), nel 2003 il Meridiano Saggi ed epigrammi e nel 2014, sempre per Mondadori, Tutte le poesie (entrambi a cura e con introduzione di Luca Lenzini).
giovedì 16 novembre 2017
SECONDO NOVECENTO Ciclo su Franco Fortini - Primo appuntamento
SECONDONOVECENTO
FRANCO FORTINI
TRE INCONTRI NEL CENTENARIO DELLA NASCITA
Piacenza Auditorium Fondazione
via S. Eufemia 12
Cittàcomune propone tre serate per ricordare Franco Fortini (1917-1994)
e riflettere sulla sua attività di saggista e poeta, traduttore, critico, testimone.
Giovedì 16 novembre ore 21 – primo incontro
Profilo di un letterato militante
Ne parla e discute con i presenti Luca Lenzini
«In mezzo secolo di impegno, Fortini si è costantemente posto come analista
delle idee in quanto inseparabili dalle scelte morali e dall'azione politica»
Luca Lenzini (Firenze 1954) dirige la biblioteca della Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Siena ed è coordinatore del Centro studi Franco
Fortini. Di Fortini ha curato il Meridiano Saggi ed epigrammi e il volume Tutte le poesie (Mondadori 2003 e 2014), nei quali ha scritto anche il
saggio introduttivo. Si è occupato inoltre di Vittorio Sereni, Guido Gozzano, Giovanni Giudici, Attilio Bertolucci, Alessandro Parronchi. Tra i suoi libri
ricordiamo: Stile tardo. Poeti del Novecento italiano (Quodlibet 2008), Un’antica promessa. Studi su Fortini (Quodlibet 2013), Il gatto di Arnheim e
altri scritti clandestini (Zona 2016). È in corso di stampa per la collana Antimoderati di Pistoia il suo saggio Franco Fortini. Un profilo militante.
Franco Fortini (pseudonimo di Franco Lattes) nasce a Firenze nel 1917. Frequenta l’ambiente intellettuale fiorentino, con una precocissima
avversione per l’Ermetismo e l’antifascismo crociano o estetizzante dei coetanei. Ebreo il padre, cattolica la madre, entrambi non osservanti, ebbe
un’educazione laica. Nella lettura della Bibbia, di Calvino, dell’esistenzialismo di Karl Barth sviluppa una vocazione religiosa, fino all'adesione,
ventenne, alla Chiesa Valdese: (“diventare cristiano fu il mio détour per diventare socialista”). Laureato in Legge e in Lettere, nel 1941 è chiamato
alle armi. Tra la caduta di Mussolini e l’8 settembre è nella Milano devastata dai bombardamenti, dove assiste al crollo militare e civile del Paese.
Ripara clandestinamente in Svizzera: qui riceve da Silone nel ’44 la prima tessera del Partito socialista, che manterrà fino al ’58.
Dal 1945 si stabilisce a Milano. Tra gli animatori della rivista di Vittorini «Il Politecnico» (‘45-47), è scrittore e appassionato ideologo, analista delle
idee in quanto inseparabili dalle scelte morali e dall'azione politica, con un’acutezza e una sensibilità tormentate e tormentose. Diviso fra Marx e
Kierkegaard, situa nel lavoro culturale il trait d’union tra politica e vita, tra noi e io. “La parola cultura - scrive già nel 1945 - fa pensare ai libri o allo
studio… Per noi cultura è invece il modo nel quale gli uomini producono quanto è necessario alla loro esistenza, la particolare maniera, mutevole
per il mutare dei mezzi di produzione, con la quale essi entrano in rapporto con gli altri uomini e con le cose. Cultura è la forma nella quale gli
uomini, nella loro storia, si sono scambiati i prodotti del lavoro, costruite capanne e cattedrali, scelte le parole dell’amore; è la forma varia nella
quale hanno fissato i costumi, i riti, le leggi; arato i campi, esplorato il mare, condotto gli eserciti, speculato i cieli, composto i poemi”.
Fortini lavora come giornalista («Avanti!»), pubblicitario (Olivetti), consulente editoriale, insegnante in Istituti tecnici milanesi e poi all'Università di
Siena. All'opera di poeta e traduttore, affianca l’intensa attività di saggista-critico. Tra gli anni ’50 e i ’70 scrive principalmente su riviste militanti:
«Discussioni» (1949-53), «Officina» (1955-59), «Ragionamenti» (1955-57), «quaderni piacentini» (1962-84); successivamente anche su settimanali
e quotidiani di ampia tiratura («Corriere della Sera», «L’Espresso», «Il Sole 24 ore», «il manifesto»).
La sua produzione poetica e le sue scritture militanti confluiscono in molti volumi. Da Einaudi escono Foglio di via e altri versi (1946) e il diario di un
viaggio in Cina Asia maggiore (1956); negli stessi anni per Comunità traduce Kierkegaard e Simone Weil, e successivamente Proust, Éluard e, in
collaborazione con la moglie Ruth Leiser, Brecht, e il Faust di Goethe in dialogo con l’amico Cases. Nel 1957, all'indomani della rivolta ungherese,
pubblica da Feltrinelli Dieci inverni 1947-57. Contributi a un discorso socialista, estremo tentativo di riannodare nell'autocritica il filo di un socialismo
possibile, dopo le traciche delusioni seguite alle speranze della Resistenza. Tra i primi a cogliere i segni della modernizzazione capitalistica anche
in Italia (del 1961 è la Lettera ad amici di Piacenza, poi in L’ospite ingrato, De Donato 1966), negli anni ’60-’70 Fortini è uno dei “padri” della Nuova
sinistra. Prima e dopo il Sessantotto, ridefinisce radicalmente i rapporti tra intellettuali e potere in molti saggi e libri: Verifica dei poteri. Scritti di
critica e di istituzioni letterarie (Il Saggiatore, 1965), I cani del Sinai (De Donato, 1967), Saggi italiani (De Donato, 1975), Questioni di frontiera.
Scritti di politica e letteratura 1965-1977 (Einaudi, 1977). Raccoglie la produzione poetica in Una volta per sempre. Poesie 1938-1973 e Paesaggio
con serpente. Versi 1973-1983 (Einaudi, 1978 e 1984). Da Garzanti pubblica nel 1984 Insistenze. Cinquanta scritti 1976-1984, affilata critica del
“nichilismo” degli anni Ottanta, e, dopo la caduta del Muro, Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine. Del 1991 è Non solo oggi.
Cinquantanove voci (Ed. Riuniti), “dizionario” di temi e parole-chiave di mezzo secolo di lavoro culturale. Attraverso Pasolini (Einaudi, 1992)
riassume la tormentata storia dei loro rapporti. Il suo testamento poetico, Composita solvantur, esce da Einaudi nel 1994, l’anno in cui Fortini
muore a Milano il 28 novembre. Nel 1996-97 esce postumo Disobbedienze, scritti sul manifesto 1972-1994 (prefazione di Rossana Rossanda).
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