"Bloggopolis"

La Piazza delle Idee nella Città del Dialogo

Le idee sono il motore di una realtà che vive e respira al di là della nostra sola mente. Ecco allora spuntare Bloggopolis, uno spazio contemporaneo per dar voce a una città saggia e antica che vuole parlare, dialogare e conversare del presente e del futuro. Una piazza in cui raccogliere, attraverso i vostri commenti, il 'sentiment' di una popolazione a volte silenziosa e timida, sicuramente generosa e propositiva. Una polis del nostro tempo, la cui piazza virtuale sia specchio di una città che ci sta a cuore. Piacenza ‘città comune’.


sabato 23 maggio 2015

Ciclo "UOMINI SOTTOTERRA" II appuntamento

UOMINI SOTTOTERRA
Ordinaria follia e costi umani della guerra di trincea
A cento anni dall’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, il 24 maggio 1915, Cittàcomune propone due incontri su quell’evento tragico e decisivo per l’intera storia del Novecento

STORIA INTIMA DELLA GRANDE GUERRA
Lettere, diari e memorie di soldati italiani dal fronte
(a cura di Quinto Antonelli, Donzelli, 2014)


Ne discutono tra loro e con i presenti
Quinto Antonelli e Piergiorgio Bellocchio


Quinto Antonelli è responsabile dell’Archivio della scrittura popolare presso il Museo storico del Trentino, per cui ha curato la collana «Scritture di guerra», edita col Museo storico della guerra di Rovereto. Ha collaborato a La Grande guerra, curata da Mario Isnenghi e Daniele Ceschin per Utet. Si occupa delle narrazioni autobiografiche della gente comune, dei processi di educazione, della storia delle guerre del Novecento.

Piergiorgio Bellocchio ha fondato e diretto le riviste “Quaderni piacentini” (1962-1984) e “Diario” (1985-93). Scrittore e saggista, è presidente di Cittàcomune.

Storia intima della Grande guerra. Dopo i lontani libri di Omodeo (Momenti della vita di guerra) e Spitzer (Lettere di prigionieri di guerra italiani, 1915-18), Antonelli pubblica oggi nuove lettere, diari e memorie di soldati italiani. Chi scrive queste pagine, diversamente dagli ufficiali colti, che quando scrivono alla famiglia scrivono un po’ anche per i posteri, è per lo più un soldato subalterno (che prima della guerra faceva l’operaio, il contadino, l’artigiano). La sua unica ambizione è quella di rivolgersi ai suoi famigliari, per difendere quel ponte comunicativo che il conflitto rischia di interrompere: «Ti raccomando di scrivermi presto onde potermi rallegrare un poco, perché la mia vita di trincea è peggiore a quella dei nostri porci». Si tratta di una ricchissima documentazione (che quasi sempre si sottrae alle norme ortografiche e sintattiche, e per questo può sembrare ingovernabile), raccolta presso il Museo storico del Trentino e a lungo esclusa dal racconto nazionale, in quanto considerata marginale, se non conflittuale: gli autori sono infatti «tutti» gli italiani, anche quelli che un secolo fa erano sudditi dell’Austria e combattevano per lo più sul fronte galiziano: trentini, giuliani, triestini. L’esigenza di ristabilire il contatto con la famiglia è a volte minacciata dalla impossibilità di comprendere: chi è a casa non sa cogliere una realtà per sua natura indicibile; chi è al fronte non concepisce atteggiamenti che appaiono irrispettosi, superficiali: «Capirai a noi qua si divora la rabbia nel sentire che in Italia fanno delle feste per la presa di gorizzia e suonare le campane si dovrebbero vergognare».

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