"Bloggopolis"
Le idee sono il motore di una realtà che vive e respira al di là della nostra sola mente. Ecco allora spuntare Bloggopolis, uno spazio contemporaneo per dar voce a una città saggia e antica che vuole parlare, dialogare e conversare del presente e del futuro. Una piazza in cui raccogliere, attraverso i vostri commenti, il 'sentiment' di una popolazione a volte silenziosa e timida, sicuramente generosa e propositiva. Una polis del nostro tempo, la cui piazza virtuale sia specchio di una città che ci sta a cuore. Piacenza ‘città comune’.
martedì 7 dicembre 2010
sabato 4 dicembre 2010
Storia patria
Un racconto sul Risorgimento
Le sezioni
ANPI e ANPPIA
di Casalpusterlengo,
in collaborazione con
in occasione del 150°anniversario dell’Unità d’Italia,
organizzano
un ciclo di tre incontri
presso l’Auditorium della
Scuola Media "G.Griffini",
V.lo Olimpo, Casalpusterlengo
4 dicembre 2010 ore 15.30
"Fatta l'Italia, fatti gli italiani?
Gianni D'Amo
Docente di storia e filosofia al liceo classico Novello di Codogno
domenica 24 ottobre 2010
1984 -lo spettacolo teatrale-
venerdì 15 ottobre 2010
Orwell e l'ombra lunga del totalitarismo
Orwell e l'ombra lunga del totalitarismo
La Fattoria degli animali e 1984
venerdì 8 ottobre 2010
George Orwell, scrittore e militante
Irving Howe ha detto felicemente di Orwell: "Aveva il miglior naso della sua generazione: la sua mente poteva a volte tradirlo, il suo naso mai". Ma queste antenne così eccezionalmente sensibili agli odori immondi della miseria, dell'ingiustizia e della menzogna non sono, sappiamo, un dono di natura. Presuppongono una scelta etica netta, integrale, esigono un esercizio coerente e ostinato. La giustizia e l'uguaglianza, prima ancora di essere obiettivi politici, erano per Orwell la misura a cui conformare gli atti dell'esistenza quotidiana, l'occhio, il "fuoco" dell'attenzione.
venerdì 1 ottobre 2010
Orwell 2010
Piacenza - Teatro Filodrammatici, via S. Franca 33 - Mercoledì 6 ottobre ore 21
Terra e libertà
(di Ken Loach, 1995)
ingresso gratuito, presentazione di Riccardo Anselmi
venerdì 24 settembre 2010
mercoledì 15 settembre 2010
Iniziativa sul sindacato
Auditorium “S. Maria della Pace”, Via Scalabrini 19
LAVORO – SOCIETA' – SINDACATO
“Cara Cgil, parliamone…”
Incontro pubblico: discuteranno tra loro e con i presenti
Alberto Bellocchio, Carlo Berra, Maurizio Mantovani
Il lavoro nel mondo globalizzato cresce esponenzialmente, in modo inversamente proporzionale alla sua visibilità pubblica. La nostra vita quotidiana dipende sempre più da ciò che si produce nelle sterminate periferie industriali asiatiche o nelle miniere sudamericane, ma è come se non lo sapessimo. Certamente ne parliamo troppo poco.
Nel nostro Paese una larga fetta di lavoro subordinato è esclusa, almeno in parte, da diritti e ammortizzatori sociali: operatori di call center o conduttori di sistemi automatici, lavoratori autonomi di seconda generazione o giovani laureati stretti tra precarie collaborazioni editoriali e altri lavori occasionali, stranieri “invisibili” (spesso “associati” in cooperative fasulle), che tutti i santi giorni operano nell’edilizia e tutte le notti mandano avanti la logistica anche nella nostra città…
È tale la svalutazione economica e culturale del lavoro nell’Italia di oggi, che il problema non appare neppure come titolo nelle “emergenze” individuate dal governo Berlusconi per proseguire la sua azione, mentre riaprono le fabbriche con centinaia di migliaia di lavoratori in meno e centinaia di tavoli per la cassa integrazione in più. D’altra parte, nel dibattito in corso su un nuovo sistema di relazioni industriali, l’opposizione di centro-sinistra e il movimento sindacale non riescono a far emergere una proposta forte, che riaffermi dignità e valore del lavoro, nella dimensione globale dell’economia e a partire da un tessuto produttivo italiano massicciamente connotato da piccola e piccolissima impresa.
A noi pare che nella rottura del nesso tra lavoro e politica, tra lavoro e trasformazione sociale consapevole, stia la ragione principale della caduta del valore del lavoro. E che su questo sfondo vada sviluppato un dibattito franco sulle difficoltà del sindacato e della Cgil, nel nostro Paese e a Piacenza.
Nella nostra provincia si è recentemente concluso un difficile congresso della Cgil, con l’arrivo di un Segretario della Camera del lavoro non piacentino e l’esclusione dagli organismi dirigenti degli esponenti della Lista alternativa. Hanno certo pesato le brutte vicende locali degli ultimi tempi, dall’indagine sull’ex Direttore dell’Ufficio del lavoro, che vede coinvolti imprenditori e sindacalisti (tra gli altri, l’ex segretario della Cisl), a quella sul tesseramento Spi. Non si può sorvolare sulle responsabilità personali (giuridiche e politico-morali) e non ci si può chiudere in una logica tutta interna. Non può farlo – crediamo – la Cgil, forza costitutiva della democrazia italiana, imprescindibile per un’alternativa all’attuale degrado politico-sociale, un sindacato che ha saputo essere casa comune della sinistra anche in momenti di forte tensione interna (basti pensare al duro scontro sulla scala mobile nel 1984). Per l’intero dopoguerra, la Cgil ha cercato di essere sindacato dei lavoratori e dei lavori, non solo degli iscritti, tenacemente impegnata a contrastare quella tendenza alla corporativizzazione che già Gramsci individuava come costante negativa della società italiana: abbiamo tutti bisogno che continui ad essere una grande e attiva protagonista dell’economia, della società, della cultura italiana.
sabato 4 settembre 2010
Lodi 12 Settembre 2010
Lodi
c/o Area del Capanno
domenica 12 settembre ore 10,00
Taci! Il nemico ti ascolta!
Come sta la libertà di opinione e di stampa (art. 21 della Costituzione italiana)nell’Italia del centro destra
Carlo Smuraglia, presidente ANPI Milano,
Antonella Mascali, giornalista di Radio Popolare,
Ferruccio Pallavera, direttore de Il Cittadino,
Gianni D’Amo, consigliere comunale di Piacenza,
Roberto Nalbone, direttivo ANPI provinciale del Lodigiano
Coordina:
Tullio Montagna, vicepresidente ANPI Lombardia
lunedì 24 maggio 2010
Comitato parco della Pertite
L’evento epocale per Piacenza
C o m i t a t o P a r c o P e r t i t e
mercoledì 19 maggio 2010
Incontro in piazzetta S: Agnese
protagonisti della Resistenza
L’Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani, di Piacenza
promuove per
INCONTRO POPOLARE
nella P.tta di Sant’Agnese
per ricordare i partigiani di questo quartiere che
contribuirono alla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo
Con presentazione del volume
"Memorie di un partigiano"
di Giulio Donazzi
Interverranno:
MARIO CRAVEDI, presidente provinciale dell’Anpi
ETTORE CARRA’, storico, collaboratore del libro
GIANNI D’AMO, insegnante, amministratore pubblico
Assieme ai partigiani Carlo ed Ettore Bernardelli, Mario De Gasperi, Quinto Canevari, Ettore Carrà, Giulio Donazzi, Walter Gabbiani, Lodovico Mosconi, Vico Paveri, sarà ricordata la figura di Emilio Canzi "Franchi", comandante in capo di tutti i partigiani piacentini, nato in Cantone della Camicia, con proposta di dedicare una targa alla sua perenne memoria.
GLI ABITANTI DEL QUARTIERE DI SANT’AGNESE
lunedì 3 maggio 2010
La forza dei bisogni e le ragioni della libertà
via S. Franca 33
presentazione del volume miscellaneo curato da
Franco Sbarberi (Diabasis, 2008)
La forza dei bisogni e le ragioni della libertà
Ne discutono tra loro e con i presenti
Franco Sbarberi e Piergiorgio Bellocchio
Piergiorgio Bellocchio ha fondato nel 1962 e diretto per circa vent’anni “Quaderni piacentini”. Dal 1985 al 1993 ha pubblicato, con Alfonso Berardinelli, la rivista “Diario”. Tra i volumi che raccolgono i suoi scritti saggistici e critici: Dalla parte del torto (Einaudi, 1989), L’Astuzia delle passioni (Rizzoli, 1995), Oggetti smarriti (Baldini & Castoldi, 1996) e Al di sotto della mischia (Libri Scheiwiller, 2007). È presidente di “cittàcomune”.
venerdì 23 aprile 2010
Il lavoro e la crisi
Piacenza Coop. Vicolo del Pavone
via G. Bruno 6
IL LAVORO E LA CRISI
A PIACENZA
Diritti perduti e trasformazioni dell’economia e della forza lavoro nel nostro territorio
Ne discutono tra loro e con i presenti: Marco Carini (consigliere regionale PD), Giovanni Callegari (coordinatore di Cittàcomune), Marco Marchetta (Cambia l’Italia), Gianni Bernardini (ispettore INPS), Marco Efori (segretario FILT-CGIL), Stefano Zanaboni (cooperatore).
venerdì 2 aprile 2010
Mercoledì 14 aprile - Rileggere Marx oggi, nella crisi globale
STORIA E CRITICA DEL PRESENTE.
Utopia e realtà del socialismo novecentesco
Diego Fusaro
(Bompiani, 2009)
Rileggere Marx oggi, nella crisi globale
Ne discutono tra loro e con i presenti:
Diego Fusaro, Luca Grecchi, Franco Toscani
Luca Grecchi (Codogno, 1972) dirige con Diego Fusaro la rivista di filosofia “Koinè” e ha pubblicato diversi saggi sulla filosofia antica, dai classici greci alle filosofie orientali. Per Petite Plaisance, Pistoia, 2005, ha pubblicato: con Umberto Galimberti Filosofia e biografia, con Costanzo Preve, Marx e gli antichi Greci. Tra i suoi saggi marxiani precedenti, Karl Marx nel sentiero della verità e Verità e dialettica. La dialettica di Hegel e la teoriadi Marx (Crt, Pistoia 2003).
Franco Toscani vive a Piacenza dove è nato nel 1955 e insegna Filosofia. Collabora con la cattedra di Filosofia teoretica dell’Università statale di Milano. Saggista e critico, nel 2003 ha pubblicato la plaquette di poesie La benedizione del semplice (Blu di Prussia, Piacenza, prefazione di Carlo Sini). È collaboratore di diversi giornali e riviste, ha pubblicato testi filosofici per Bompiani e Cluep Padova.
giovedì 11 febbraio 2010
Iscrizione 2010
George Orwell (1903-1950)
Eric Blair (il futuro George Orwell) nasce nel 1903 a Motihari, in Bengala, dove il padre Richard è un modesto funzionario dell’Amministrazione britannica. Dopo la preparatory school a St Cyprian (su cui ci lascerà lo splendido racconto postumo Giorni felici), è ammesso a Eton con una borsa di studio per alunni meritevoli, ma nel 1922 abbandona gli studi e si arruola nella Polizia imperiale indiana. Parte per la Birmania e vi trascorre cinque anni, nei quali acquisisce "sul campo" quella "conoscenza dell’imperialismo dall’interno", di cui troviamo gli echi nel romanzo Giorni in Birmania e in straordinari racconti autobiografici come Un’impiccagione e L’uccisione dell’elefante.
"Quando nel 1927 tornai in patria in licenza - scrive - ero già parzialmente deciso ad abbandonare il mio lavoro… Sentivo di dovermi sottrarre non soltanto all’imperialismo, ma ad ogni forma di dominio dell’uomo sull’uomo… In quel periodo, il fallimento mi sembrava essere la sola virtù. Ogni sospetto di carriera, di "successo" nella vita anche solo nel senso di riuscire a guadagnare qualche centinaio di sterline l’anno, mi pareva spiritualmente turpe… Mi rendevo conto ora che non c’era nessun bisogno di andare fino in Birmania per trovare la tirannide e lo sfruttamento. Qui, in Inghilterra, sotto i tuoi piedi, c’era la sommersa classe operaia che, in maniera diversa, pativa sofferenze altrettanto profonde".
Esperienza diretta e disinteresse personale: su queste basi poggia sin dall’inizio il socialismo morale di Orwell, inscindibile dalla politica della verità. Per lui l’intelligenza è indivisibile dall’onestà, lo stile dalla lealtà, sempre.
Il successo improvviso e mondiale della Fattoria degli animali e di 1984, favorito e strumentalizzato dalla Guerra fredda, nasconde ai più, da oltre mezzo secolo, la lunga, caparbia esperienza dell’oppressione, dell’avvilimento, della ribellione (non solo alla prepotenza, ma all’ipocrisia e alla menzogna), che accompagna l’intera vita di Orwell, militante e scrittore. Anche libri assai meno conosciuti come Senza un soldo a Parigi e a Londra, La strada di Wigan Pier, Omaggio alla Catalogna, saggi come Nel ventre della balena, Il leone e l’unicorno, Come muoiono i poveri, Riflessioni su Gandhi sono tra i migliori esempi di letteratura politica e giornalismo sociale del XX secolo. E fanno di Orwell, a sessant’anni dalla morte, uno degli autori indispensabili per capire il nostro tempo e i nostri problemi.
Piccola antologia orwelliana
Tutte le persone che lavorano con le mani sono in parte invisibili e quanto più importante è il lavoro che compiono, tanto più invisibili diventano… Forse il minatore, più di ogni altro, rappresenta il tipico lavoratore manuale… così invisibile, si può dire, che siamo capaci di dimenticarlo come il sangue che ci scorre nelle vene… Quando lo osservi, ti fa comprendere che è solo perché i minatori sudano sangue che le persone "superiori" possono restare tali. Voi, io, il direttore del "Times Literary Supplement", i poeti e l’Arcivescovo di Canterbury, il Compagno X autore de "Il Marxismo per i bambini" – tutti noi siamo debitori per la relativa dignità delle nostre esistenze a quei poveri diavoli, neri fino alla punta dei capelli, con la gola piena di polvere, le forti braccia che sollevano le pale, i muscoli d’acciaio del loro ventre. (1937)
Mentre scrivo, individui altamente civilizzati mi volano sulla testa, cercando di uccidermi. Essi non mi odiano personalmente, io non li odio. Non fanno che "compiere il loro dovere". Senza dubbio, sono per la maggior parte persone cortesi, rispettose della legge. Quali privati cittadini, non si sognerebbero mai di uccidere nessuno. D’altra parte, se uno di essi riesce ad annientarmi con una bomba ben centrata non avvertirà ombra di rimorso, non avrà sonni turbati da incubi. Serve il suo paese, che ha la facoltà di assolverlo da ogni colpa. (1940)
All’interno l’Inghilterra continua ad essere il paradiso dei ricchi. Le frasi sulla "uguaglianza dei sacrifici" sono fanfaluche. Mentre agli operai delle fabbriche si chiede di prolungare il loro orario di lavoro, la stampa è piena di annunci pubblicitari di questo tipo: "Cercasi maggiordomo famiglia persona sola, personale servizio otto"… La signora in Rolls Royce fa più danno al morale di una squadra di bombardieri di Göring. (1940)
La democrazia britannica non è poi quella truffa che qualche volta sembra. Un osservatore straniero nota la grande disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, il sistema elettorale disonesto, il controllo della classe dominante sulla stampa, la radio, l’istruzione e ne conclude che la democrazia è semplicemente un eufemismo per dittatura. Ma chi giunge a queste conclusioni ignora il profondo accordo che disgraziatamente esiste tra chi comanda e chi ubbidisce. Per quanto rincresca ammetterlo, è quasi sicuro che negli anni che vanno dal 1931 al 1940, il governo nazionale interpretò il volere delle masse. Furono le masse ad accettare gli slum, la disoccupazione e una politica estera vigliacca. Fu un periodo di ristagno e i suoi capi naturali furono, come è giusto, delle mediocrità. (1941)
Sino alla fine dell’agosto 1939 gli industriali inglesi facevano a pugni tra loro per vendere alla Germania stagno, caucciù, rame e gomma-lacca, sebbene tutti sapessero, senza possibilità di dubbio, che la guerra sarebbe scoppiata di lì a due o tre settimane. Si trattava di una decisione sensata, come sarebbe quella di vendere un rasoio a chi voglia tagliarvi la gola. Ma era un buon affare. (1941)
Quando si eccettuino pochi terreni pubblici che sono sopravvissuti (le strade maestre, le terre del National Trust, un certo numero di parchi e la spiaggia sotto il livello dell’alta marea), ogni centimetro quadrato dell’Inghilterra è posseduto da poche migliaia di famiglie. Sono persone utili su per giù come i vermi solitari. (1944)
In ultima analisi il nostro maggior titolo alla vittoria è che, se vinciamo la guerra, ne narreremo la storia con ben minori menzogne di quanto farebbero i nostri avversari. La cosa veramente terrificante dei regimi totalitari non sono le atrocità che commettono, ma la loro ostilità verso la verità obiettiva. Infatti vorrebbero controllare il passato non meno del futuro. (1944)
Questo è ciò che si deve ricordare per vedere la guerra spagnola nella sua vera prospettiva. Quando si pensa alla crudeltà, allo squallore e alla futilità della guerra – e in questo caso agli intrighi, alle persecuzioni, alle menzogne e alle incomprensioni – si avverte sempre la tentazione di dire: "Uno vale l’altro ed io resto neutrale". Ma in pratica non si può restare neutrali e non esiste una guerra dove non abbia importanza la parte che vince. Quasi sempre una parte sta, più o meno, per il progresso, l’altra, più o meno, per la reazione. L’odio che la Repubblica spagnola destò in milionari, duchi, cardinali, gente del bel mondo, militari, e chi più ne ha più ne metta, basterebbe da solo a mostrare chi aveva ragione. In fondo era una lotta di classe. Se la Repubblica avesse vinto, il partito della povera gente si sarebbe rinforzato in tutto il mondo. Invece perse e i capitalisti di tutto il mondo si fregarono le mani. Quello era il vero nodo. Tutto il resto non era che fumo. (1944)
Credo che, conservando il proprio amore infantile per alberi, pesci, farfalle e… rospi, ci si prepari meglio un pacifico e onesto futuro, mentre invece sostenendo che nulla deve essere ammirato, tranne l’acciaio e il cemento armato, si renda più probabile una situazione in cui gli esseri umani non avranno altro sfogo per le loro superflue energie se non l’odio e l’adorazione di un qualche duce. (1946)
Lasciando aperta la nostra mente alla valanga di frasi fatte, esse ci costruiranno da sole i periodi – penseranno i nostri pensieri, in una certa misura – e al momento opportuno ci renderanno il prezioso servizio di occultare anche a noi stessi il significato di ciò che diciamo e scriviamo. È a questo punto che diventa chiaro il legame tra la politica e la degradazione della lingua… Quando esiste un divario tra i propri fini dichiarati e quelli reali, ci si rivolge ai paroloni e alle lingue morte, come le seppie che spruzzano inchiostro… Quel che è soprattutto necessario è che sia il significato a scegliere la parola, e non il contrario. Nello scrivere, la peggior cosa che si possa fare con le parole è arrendersi ad esse. (1946)