Piergiorgio Bellocchio e Alfonso Berardinelli
Da Quaderni piacentini, rivista collettiva per eccellenza, a Diario, rivista personale: dal noi all’io. “Opera a puntate” che offre descrizioni insuperate della società italiana nella lunga e inconclusa transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, Diario fu interamente scritta e autogestita, tra il 1985 e il 1993, da Piergiorgio Bellocchio e Alfonso Berardinelli, con la sola compagnia di grandi autori del passato di volta in volta antologizzati (secondo la formula “due vivi e un morto”), e l’ambizione di “purificare il linguaggio della tribù”, per tornare a “essere presi in parola”. Paolo Febbraro, nel recensire la riproduzione fotografica integrale in volume proposta ora dall’editore Quodlibet, si sofferma sulla “prosa naturale, cristallina, inappellabile, che fa di Diario una delle più interessanti riviste del secondo Novecento, uno dei piccoli paradisi che forse abbiamo perduto” (il manifesto,11 novembre 2010). Solipsismo pessimista? “Nient’affatto”, sostiene oggi Bellocchio, “tra le cause della fine di Diario ci fu anche la constatazione che non lo eravamo stati abbastanza: le cose sono andate ancora peggio di quel che avevamo previsto”. Operazione elitaria, rivista impolitica, dismissione di responsabilità? Al contrario: “I due autori concordano nel considerare quegli anni i più liberamente e felicemente produttivi della propria attività letteraria. Scrivendo Diario, ci siamo sentiti politicamente impegnati come mai prima”.
Piergiorgio Bellocchio ha fondato con Grazia Cherchi e diretto per circa vent’anni “Quaderni piacentini”. Ha esordito nella narrativa con I piacevoli servi (Mondadori, 1966). Dal 1985 al 1993 ha pubblicato “Diario”, rivista redatta con il solo Alfonso Berardinelli. La sua produzione critica e saggistica è raccolta in vari volumi, tra cui: Dalla parte del torto (Einaudi, 1989), Eventualmente (Rizzoli,1993), L’astuzia delle passioni (Rizzoli, 1995), Oggetti smarriti (Baldini&Castoldi, 1996), Al di sotto della mischia. Satire e saggi (Libri Scheiwiller, 2007). È presidente dell’associazione politico culturale “cittàcomune”.Alfonso Berardinelli ha insegnato Letteratura contemporanea all’Università di Venezia fino alle dimissioni volontarie nel 1995. Ha pubblicato tra l’altro: Il critico senza mestiere (Il Saggiatore, 1983), La poesia verso la prosa (Bollati Boringhieri, 1994), L’eroe che pensa (Einaudi, 1997), La forma del saggio (Marsilio, 2002 e 2008) e, con H. M. Enzesberger, Che noia la poesia (Einaudi, 2006). Tra i suoi ultimi libri: Casi critici. Dal postmoderno alla mutazione (Quodlibet, 2007); Poesia non poesia (Einaudi, 2008).
Gianni D’Amo insegna Storia e Filosofia al liceo statale di Codogno (Lodi). Consigliere comunale a Piacenza, è tra gli animatori dell’associazione politico-culturale “cittàcomune”. Per Dieci libri. Letteratura e critica 2007-2008 (a cura di A. Berardinelli, Libri Scheiwiller, 2008) ha scritto: “Il saggismo morale di Bellocchio” e “L’ombra lunga della guerra. Intervista a Guido Crainz”.
Matteo Marchesini collabora all’annuario critico di poesia curato da Giorgio Manacorda (Castelvecchi). Dal 1999 al 2003 ha gestito a San Giovanni in Persiceto (Bo) una piccola libreria specializzata in poesia e narrativa per ragazzi. Nel 2003 ha pubblicato il libro di poesie Asilo (Arezzo, Ed. degli Amici), nel 2004 ha vinto il Premio di narrativa Iceberg con la raccolta di racconti Le donne spariscono in silenzio (Bologna, Pendragon, 2005). Un suo ritratto critico di Piergiorgio Bellocchio compare sul n.129 de Lo straniero attualmente in libreria.
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