imposto per qualche tempo all’attenzione di tutti il tema del Lavoro e delle sue condizioni, del salario, della condizione particolare dei lavoratori extracomunitari, nonché di quelli impiegati nelle cooperative e nella logistica. Su tali questioni Cittàcomune si era già attivata nel marzo 2009 proponendo all’attenzione dei piacentini un ciclo di conferenze, dibattiti e proiezioni di film presso la Camera del Lavoro di Piacenza con la collaborazione della stessa CGIL. Impegno che ha avuto seguito nel maggio del 2010 con una iniziativa presso la sala Giordano Bruno
organizzata in compartecipazione con l’associazione “Cambia l’Italia” e tutta incentrata sulle ambiguità della nuova "cooperazione”, che si aggiudica appalti a prezzi stracciati risparmiando illegalmente sui costi del lavoro e della sicurezza.
Sono questioni che a nostro parere toccano i nervi scoperti di coloro che a vario titolo si occupano di lavoro. Di chi il lavoro ce l’ha, di chi non ce l’ha e di chi ce l’ha ma sottopagato e incerto. Toccano anche le organizzazioni sindacali, le associazioni e i partiti che si collocano nel centrosinistra ma anche altri soggetti: il mondo della cooperazione, le associazioni cattoliche, il volontariato ed infine istituzioni locali quali Comune e Provincia.
Chiediamo di non archiviare l’argomento una volta risolta la questione specifica TNT e segnaliamo anche un certo ritardo nell'affrontare la questione da parte dei sindacati confederali. In tal senso ci sembra un buon segnale che la CGIL abbia approntato una apposita task force di vigilanza per raccogliere e smascherare gli illeciti nel mondo del lavoro nel nostro territorio. Riteniamo inoltre che si imponga una riflessione sulle profonde differenze delle condizioni materiali tra lavoratori. Differenze che hanno rotto l’unità tra gli stessi lavoratori e che hanno dato origine a divisioni profonde. Pensiamo a chi dei diritti acquisiti ne fa un feticcio e a chi perdendo il lavoro (ed ammesso che lo ritrovi) di diritti non ne avrà più perché avrà cambiato la tipologia di assunzione. Pensiamo a chi i diritti non li ha mai acquisiti perché magari essendo giovane si è appena affacciato e a fatica al ciclo produttivo.
Pensiamo a coloro non possono esigere i loro diritti perché non sarebbero assunti, o sarebbero licenziati e, soprattutto se extracomunitari, sarebbero direttamente espulsi dal mondo del lavoro.
Certo ci saranno esigenze di impresa da considerare, tempestività, flessibilità, stagionalità, dimensione dell’azienda e se di tipo tradizionale o cooperativa….
Se dalla generalità dei lavoratori non sono accessibili i diritti universali, un salario contrattato e dignitoso, le ferie, la malattia, la libertà di associazione sindacale, i contributi sociali, la sicurezza sul lavoro, va da sé che, complice anche la durezza della crisi, non ci sarà più nessun lavoratore che avrà alcunché di acquisito. Pensiamo che il movimento cooperativo debba continuare a rappresentare valori di libera associazione e partecipazione tra lavoratori e che proprio a partire da questi valori dovrebbe rimarcare l’abissale differenza tra sé e quelle cooperative finte che servono solo per fornire manodopera a basso prezzo. Pensiamo che il movimento cooperativo in primis debba spingere per una legislazione che impedisca il proliferare di cooperative spurie e/o fasulle. Pensiamo che le associazioni degli imprenditori, che appaltano i lavori abitualmente al prezzo più basso e credono in questo modo di “competere” e soprattutto evitare il problema della gestione del personale e del rispetto dei contratti collettivi di settore, debbano ripensare ai loro modelli organizzativi, che hanno permesso il proliferare di questi fenomeni. Quando si tira troppo la corda sulle condizioni di lavoro e sulle retribuzioni il conflitto esplode inevitabilmente e il conto da pagare ai lavoratori, all’INPS, all’INAIL e al Fisco per le violazioni riscontrate ricade giustamente sull’impresa committente, che si accorge soltanto dopo di non aver fatto i conti con le conseguenze dei suoi comportamenti. Pensiamo anche che il Consiglio Comunale e quello Provinciale, i partiti e le associazioni dovrebbero aprire una seria riflessione sulla logistica a Piacenza su cosa abbia comportato in termini di cementificazione e impermeabilizzazione di vaste aree a ridosso della periferia, di quanto inquinamento da trasporto su gomma abbia portato, di quanti pochi lavoratori con elevata professionalità abbia assorbito e invece di quante false cooperative abbia generato. Forse quei lavoratori stranieri non avranno realizzati tutti i loro obiettivi, noi ci auguriamo di si, e comunque vada la nostra solidarietà, da lavoratori a lavoratori, è rivolta a loro. Le conquiste ottenute con le lotte che le generazioni passate dei lavoratori italiani hanno fatto dal dopoguerra per trent’anni, in Italia o all’estero da emigranti, sono per tutti e dovremmo rimproverarci se non si riuscisse a consegnarle alle future generazioni e a tutti i lavoratori.
per il Direttivo di Cittacomune
Giovanni Callegari
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