Piergiorgio Bellocchio in un intervento su "Libertà" dell'8 maggio 2007 aveva spiegato il perché della candidatura di Gianni D'Amo elencando i requisiti che un buon politico deve avere e che lui evidentemente non aveva trovato nei nomi che andavano per la maggiore: intelligenza, competenza e onestà; realismo; disponibilità ad ascoltare e imparare dagli amici e anche dagli avversari, e soprattutto dai cittadini.
Io ho condiviso quelle considerazioni, duemila cittadini l'hanno ascoltato e la destra non ha vinto e D'Amo e le sue due liste hanno intercettato una manifestazione di insoddisfazione (di gente che forse non sarebbe andata a votare) che non sfocerà mai in un cambio di campo, ma che non può essere insultata dalle semplificazioni di comodo del giorno dopo.
Personalmente la sinistra che vorrei non deve necessariamente coincidere con quella che è al potere, con quella che decide per tutti, con quella che pensa di essere moralmente superiore a chi dissente, che è infastidita da chi non accoglie a braccia aperte le sue tesi, che considera la partecipazione una pretesa di consenso illimitato sempre e comunque.
Le liste di D'Amo e Pareti volevano richiamare l'attenzione su un problema di metodo oltre che su vari contenuti programmatici che non avevano avuto possibilità di ascolto in altre sedi; e che insomma qualche volta anche a Piacenza abbiamo un re nudo che qualcuno deve avvertire.
Dato che 2.000 elettori hanno condiviso questa analisi, Cherchi pretende un po' troppo chiedendo le dimissioni di D'Amo e Pareti perché non risolve il problema di chi li ha votati: devono dimettersi anche loro? E da che cosa? Da cittadini piacentini? Le opinioni di cortigiani interessati non sempre coincidono con quelle che fanno il bene della città.
da Libertà del 02.06.2007
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