"Bloggopolis"

La Piazza delle Idee nella Città del Dialogo

Le idee sono il motore di una realtà che vive e respira al di là della nostra sola mente. Ecco allora spuntare Bloggopolis, uno spazio contemporaneo per dar voce a una città saggia e antica che vuole parlare, dialogare e conversare del presente e del futuro. Una piazza in cui raccogliere, attraverso i vostri commenti, il 'sentiment' di una popolazione a volte silenziosa e timida, sicuramente generosa e propositiva. Una polis del nostro tempo, la cui piazza virtuale sia specchio di una città che ci sta a cuore. Piacenza ‘città comune’.


mercoledì 20 giugno 2007

Fìdeg...è in libreria

Proponiamo qui sotto alcune voci tratte dal Glossario del libro dello scrittore piacentino Paolo Colagrande*, che presto ci concederà un'intervista sulla sua ultima fatica letteraria. Fìdeg, appunto.

Fìdeg
Fegato, in dialetto nordemiliano, ma come esclamazione ha una portata evocativa più ampia; bisogna provare a esclamarlo mangiando un po’ la parola e allora si capisce. A Piacenza è usata molto per via di un fegato etrusco con iscrizioni di nomi di divinità ritrovato negli scavi archeologici e conservato nel museo civico.

Piacenza
Ubertoso borgo padano. Lo dice l’intellettuale Fofi nell’introduzione di un libro. In realtà il critico Fofi non dice che quel borgo ubertoso è Piacenza ma io lo so, me l’ha detto ancora una volta Nello Benazzi che col critico Fofi ha lavorato gomito a gomito e poi ci ha litigato. A Piacenza trovi tante cose soprattutto negozi di vestiti, di scarpe e concessionarie di fuoristrada e, dicono, la piacentinità; che però non so cosa sia. Pare che a Piacenza siano nate o cresciute o transitate molte persone leggendarie. Facciamo alcuni nomi: Cristoforo Colombo, Charles Dickens, Edgar Allan Poe, due generazioni della famiglia Bach che suonavano in San Savino e Santa Brigida, Giuseppe Verdi, che comprava le scarpe in via Calzolai, Franz Kafka, il Minotauro ritiratosi a fine carriera in esilio volontario da Crosso al quartiere popolaresco di Sant’Agnese, Teognide di Megera, William Shakespeare, Clodia in arte Lesbia morosa di Catullo. Poi Marina Fiordaliso, Barbara Chiappini e Giorgio Armani. Ci sono molti esperti araldici che di anno in anno scoprono che quasi tutti i personaggi della storia mondiale, a parte Hitler e Stalin, e della mitologia, a parte Sisifo e Tantalo, hanno radici piacentine. Gli stessi esperti stanno ora rivisitando la questione omerica e mi sa che presto ci saranno delle sorprese. Piacenza è la capitale culturale dei piacentini, e va orgogliosa di questo primato che le altre città, per becera invidia, non le riconoscono. Ed è anche il posto con il più alto tasso di piacentinità di tutto il mondo: un altro primato che, sempre per becera invidia, nessun forestiero ha il coraggio di ammettere. I piacentini sono dei discreti saltatori, in senso sessuale, ma lo fan di nascosto e poi si vanno a confessare: cosa abbastanza facile visto che a Piacenza c’è pieno di chiese. Anche di caserme e di cardinali. Per questo pochi hanno fatto il militare. Allo stadi di calcio Garilli il cittadino di Piacenza tiene per il Piacenza; se però comincia a perdere tifa per l’avversario, imitando l’accento della squadra ospite: per questo il dialetto piacentino è così ibrido. Il piacentino quando pensa è libero pensatore. Quando non pensa anche. Quando lavora è un gran lavoratore, quando non fa niente anche. Piacenza è piena di gran lavoratori e liberi pensatori.

Benazzi Nello
Personaggio chiave della contestazione giovanile, nominato 148 volte nel romanzo, senza contare il titoletto qui sopra che col titoletto fa 149. è a piede libero per miracolo o per puro caso e, comunque, per l’elevato tasso di errore giudiziario che rende l’Italia la pecora nera nel panorama della giustizia europea. Insegna filosofia al liceo, scrive sulle riviste di filosofia, ma la maggior parte delle riviste di filosofia lo fanno vomitare per non parlare delle riviste letterarie. Se decidete di fare una vacanza con lui evitate di andare all’estero perché alle frontiere, quando gli chiedono se ha qualcosa da dichiarare, per un irrefrenabile e mai sopito istinto rivoluzionario dice mi dichiaro prigioniero politico, con tante inutili complicazioni. Lo trovate di pomeriggio da Angelo, che è un bar che serve i caffè normali, i caffè macchiati e i marocchini che però Angelo chiama moretti per evitare della facile ironia visto che il posto è frequentato prevalentemente da marocchini, a parte Nello Benazzi, Piergiorgio, Aldo Salami, Rigo Ferri, Sandro Zani e me. Angelo serve anche dei bianchi a poco prezzo. Di sera, se non è a casa a corregger ei compiti e a dar via dei due che la matita presto trasforma in sei-sei e mezzo, è dal Gnasso, trattoria tipica vicina alle mura farnesiane, che fa la critica del presente.

Piollare

Anche impiollare. Mutuato dall’artigianato edile, il verbo piollare rientra in un modulo espressivo meccanicistico cartesiano: si coniuga di solito al presente, soffre il congiuntivo e il condizionale e in generale tutti i registri linguistici che tendono alla speculazione. Nella costruzione della frase vuole soggetto e oggetto determinati o determinabili, per spiegare in termini di evidenza chi è che se la piolla o se l’è piollata, muovendo dal dato fenomenico che piollarsela qualcuno se la piolla, ovvero se l’è piollata. Meglio fare un esempio. Lo zio di Zani, che ha settantasei anni con impulsi psicofisici nostalgici, incontra in via Cavour Zani Salami e Ferri, tutti e tre a parlare in modo inutilmente ruffiano e confidenziale con Lara, una ragazza mora alta abbronzata e vestita poco, come si usa d’estate. Approfittando della momentanea distrazione della ragazza, che si è messa a parlare al telefonino, lo zio di Zani chiede a Zani: e questa te la piolli te? Ma no, risponde Zani schermandosi; allora dice lo zio di Zani voltandosi fiducioso verso Salami, se la piolla Salami? Eh magari, dice Salami; te la piolli te? Chiede allora a Ferri. E Ferri non risponde, come dir di no, che Ferri si è appena sposato. Insomma, chiede apprensivamente lo zio di Zani, allora chi è che la piolla? Ci sarà ben qualcuno che la piolla, grama ragazza, dice lo zio di Zani. In effetti piollarla garantito qualcuno la piolla, la ragazza mora, ma non è nessuno dei tre, quattro con lo zio di Zani che comunque si era chiamato fuori fin da subito: la piolla un altro, magari quello che parla al telefonino, chissà. Cioè, non è in dubbio l’oggettività del piollare la ragazza mora, piuttosto l’identità soggettiva dell’agente piollante.
Alle volte con un esempio si avanza di dar tante spiegazioni.


*Paolo Colagrande, nato a Piacenza nel 1960, fa parte del gruppo degli scrittori emiliani. Autore di Non possiamo non dirci cani, racconto che apre il numero zero della rivista "L'accalappiacani", Colagrande ha collaborato a Panta Emilia fisica (Bompiani).

1 commento:

Anonimo ha detto...

la piolla ferri, la piolla ferri