Il risultato elettorale della nostra lista, della nostra coalizione e del nostro candidato sindaco non ci ha soddisfatto, ma va considerato che per molti versi è stato un risultato straordinario. Un risultato che non è mai stato raccolto a Piacenza da un candidato alternativo a quelli più forti. Dico subito che capisco le reazioni di chi è spinto a non dare il proprio voto al ballottaggio, soprattutto dopo l’ennesima dimostrazione di arroganza, cioè quando si rifiuta il dialogo e di conseguenza un nostro eventuale apparentamento. Considero però quelle reazioni un errore per alcuni motivi che cercherò di spiegare.
Fermo restando che non dobbiamo accettare per il futuro quel ricatto morale, vizio di pigrizia intellettuale e paravento di ipocrisia che è il “voto utile”.
Fermo restando che il negare l’apparentamento è, secondo me, il disegno che potrebbe sancire definitivamente l’impossibilità futura di proporsi in alternativa alle scelte amministrative e politiche di chi ha la maggioranza e di chi tiene il timone di comando.
Fermo restando che siamo da sempre nella sinistra e intendiamo restarci.
Non dare l’appoggio, anche se a questo punto gratuito, a Reggi ci mette nelle condizioni di isolarci dal nostro popolo, forse di isolarci da quello che ci ha votato ma soprattutto e certamente da quello più numeroso che non ci ha votato e che dobbiamo raggiungere. Che non è stato finora raggiunto perché non ha colto il nostro messaggio, perché non ci ha capito, perché non glielo abbiamo saputo spiegare, perché ha avuto paura, perché non ha condiviso la “frattura”, perché…
Potremo perdere, ma mi piace ricordare la bella intervista che Gianni D’Amo ha rilasciato a “Libertà” il giorno dopo i risultati: “Dico che vince chi vince, non chi porta dei buoni argomenti. Machiavelli l’aveva già chiaro questo concetto centinaia di anni fa. Non è la politica che è “sporca”, è la società che non crede che esistano persone pulite, per cui quando si presenta uno che la dice com’è, diffida e pensa ci sia sotto qualcosa. Gli elettori diffidano di chi non corre per vincere. È il modello americano: chi vince ha ragione, chi perde ha sempre torto”.
Da qualche anno credo e spero di lottare per conquistare posizioni intelligenti di governo, (così come bisognerebbe tenere posizioni intelligenti quando si è all’opposizione), perché non sono per stare al governo a tutti i costi e perché credo e spero di avere abbandonato le vocazioni al minoritarismo e così le supponenze arroganti. Quelle supponenze lasciamole ad altri.
Non dobbiamo però dare nessuna possibilità a chi ci vorrebbe arroccati in uno splendido isolamento. Vocazione che da sempre esiste a sinistra, ma che non è mai stata premiata né da un seguito di massa né, tanto meno, da un seguito elettorale significativo.
In un discorso più generale, dobbiamo rimanere ancorati alla possibilità per ora teorica o utopica di ricreare in Italia, partendo anche dalla nostra realtà periferica, le basi e le condizioni per il ritorno di una forza che sia, e non solo che si dichiari, forza coerentemente di sinistra.
È un’impresa titanica ma tremendamente necessaria. E deve essere il nostro impegno.
Francesco Serio
3 commenti:
Essere coerenti talvolta significa dover andare controcorrente, significa a volte sfidare l'istituzione, significa spesso suscitare le ire dei potenti e le critiche degli omologati. Significa anche andare contro la propria famiglia, significa anche inseguire passioni reali che per altri, paurosi, sono solo chimere. Significa andare contro l'ordine prestabilito delle cose e, in questo caso, della politica o dei partiti. Che le ideologia si siano spesso perse per strada non è una novità, che i valori del comunismo, ad esempio, siano stati spesso surclassati dal protagonismo dittatoriale di qualcuno è altrettanto vero. La storia ci insegna. Una banalità che non mi ha mai spaventato, che non mi fa sentire superficiale quando la ricordo. Siamo noi che spesso ci comportiamo da scimmie. Che imbuchiamo una scelta pre-ordinata in un'urna perché non riconosciamo le alternative taciute e non elencate in agenda. Figurarsi su una scheda elettorale. Il nostro raziocinio è diventato lo strumento di discernimento tra il male peggiore e minore. E oltre le istruzioni non sa più andare.
Mancano gli idealisti...quelli veri, quelli incompresi prima e ammirati poi. Quelli che ogni giorno possono cambiarci la vita, il pensiero, avvicinandoci a un'umanità più vera e ricca di passione. Quelli che perseverano. Quelli che i tatticismi li conoscono, e li usano solo se il gioco vale la candela. E, nel frattempo, in quello spazio vuoto si sono infilati tutti quelli che per sopravvivere lanciano il sasso e poi nascondono la mano. Io sono uno di questi. E me ne vergogno profondamente. Ma ogni giorno decido di smettere, e cerco affannosamente altri con cui costruire un giorno più autentico. A misura di vita. Senza nascondersi. Con tanto tanto dialogo. Non chiacchiere né giri di parole.
comuncue, tutto bellissimo, anzi complimenti. Però la vignetta non è possibile che sia così. Infatti, l'uomo viene dopo la scimmia e solo lui può votare. Giusto?
Penso che l'involuzione elettorale dell'uomo che torna scimmia quando si tratta di andare alle urne sia pura ironia!
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