"Bloggopolis"

La Piazza delle Idee nella Città del Dialogo

Le idee sono il motore di una realtà che vive e respira al di là della nostra sola mente. Ecco allora spuntare Bloggopolis, uno spazio contemporaneo per dar voce a una città saggia e antica che vuole parlare, dialogare e conversare del presente e del futuro. Una piazza in cui raccogliere, attraverso i vostri commenti, il 'sentiment' di una popolazione a volte silenziosa e timida, sicuramente generosa e propositiva. Una polis del nostro tempo, la cui piazza virtuale sia specchio di una città che ci sta a cuore. Piacenza ‘città comune’.


venerdì 25 maggio 2007

Perle in Tempi Bui

Un naufrago alla deriva su un relitto che si arrampica sulla cima dell’albero ormai fradicio.
Ma di lassù egli ha la possibilità di dare un segnale che lo può salvare.

Walter Benjamin a Gerhard Scholem, 17 aprile 1931

Benjamin scoprì sin dal 1913 che i boulevard [di Parigi] sono costituiti da case che “non sembrano fatte per abitare ma paiono quinte di pietra, attraverso cui si cammina” (Lettere, 3). La città, nella quale è ancora possibile viaggiare circolarmente superando antiche porte, è rimasta in tutto e per tutto una città medievale, rigidamente chiusa nelle sue mura e protetta da incursioni esterne: una zona interna, ma senza le strette strade medievali, un intérieur all’aria aperta costruito e progettato in modo generoso, in cui il firmamento funge da maestoso soffitto. “Qui la cosa più sorprendente di ogni arte e di ogni attività è che esse conservano nel loro splendore le poche vestigia di originale e di naturale” (Briefe I, 421). Certo, esse vi infondono un nuovo lustro. Sono le facciate uniformi, che costeggiano le strade come antiche mura, a dare un senso fisico di riparo maggiore rispetto a qualsiasi altra città. Le arcades che collegano i grandi boulevard offrendo protezione contro il tempo inclemente esercitarono un tale fascino su Benjamin che finì per denominare la grande opera che progettava sul diciannovesimo secolo e la sua capitale con il semplice titolo Passagenarbeit (Le arcades); e tali passaggi coperti sono certamente i simboli di Parigi, perché chiaramente sono allo stesso tempo dentro e fuori, rappresentazione quintessenziale della forma di questa città. A Parigi un forestiero si sente a casa propria perché può abitare quella città allo stesso modo in cui vive dentro le sue quattro mura. E proprio come si abita un appartamento e lo si rende confortevole vivendoci invece che usandolo semplicemente per dormire, mangiare e lavorare, così un individuo abita una città passeggiandovi senza meta e senza scopo, sentendosi sempre protetto grazie agli innumerevoli cafés che si affacciano sulle strade e lungo i quali si articola la vita cittadina, costruita dal flusso dei pedoni. Ancora oggi Parigi è l’unica delle grandi città che può ancora venir comodamente attraversata a piedi e, più che altrove, la vitalità è data dalle persone che transitano lungo le strade, al punto che il traffico automobilistico odierno ne mette in pericolo l’esistenza non soltanto per ragioni tecniche. La desolazione di una periferia americana, o i distretti residenziali di molte città, dove tutta la vita in strada avviene sulle carreggiate automobilistiche e dove è possibile camminare sui marciapiedi, talora ridotti a semplici servitù di passaggio, per miglia e miglia senza mai incontrare un’altra persona, sono l’esatto opposto di Parigi. Ciò che tutte le altre città sembrano consentire, solo loro malgrado, alla feccia della società – il passeggio, l’ozio, la flânerie -, le strade di Parigi invitano a fare apertamente.

(Tratto da Hannah ARENDT, “Il Pescatore di Perle, Walter Benjamin 1892-1940”)

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