“La terra è nostra, liberiamola dai Tornado” era il tema conduttore del movimento che a Piacenza si opponeva alla base militare di S. Damiano e anche alla centrale nucleare di Caorso, dando poi vita, in seguito, a forti e radicate iniziative per la pace. Pacifismo e ambientalismo hanno sempre caratterizzato fortemente il movimento piacentino e la sua attività. Ad oggi l’attualità dei temi ambientali e della guerra sono evidenti: abbiamo la base ancora operativa – anche se si comincia a parlare di futura dismissione – e la questione ambientale è esplosa sotto i nostri occhi. La guerra è diventata globale e permanente.
Nell’affermare il diritto alla “sovranità territoriale dei cittadini” un nuovo aspetto si inserisce: il consumo del nostro territorio attraverso la cementificazione non ha eguali in Europa ed è a livelli ormai insostenibili. “Dagli anni ottanta stiamo assistendo ad un autentico degrado di fronte al quale non possiamo non indignarci: bisogna fermare lo scempio che vede ogni area verde rimasta come area da edificare. Una volta esistevano i campi di sterminio, oggi esiste lo sterminio dei campi”. Così il poeta A. Zanzotto descrive quello che sta succedendo alla sua terra, il Trevigiano. Ciò che accade a Piacenza e provincia non si discosta di molto. Il movimento, con l’opposizione ai bombardieri di S. Damiano e alla centrale nucleare di Caorso, univa guerra e ambiente come temi intimamente intrecciati. Oggi questi temi non solo rimangono in agenda ma, insieme ad altre “emergenze”, sono esplosi in tutta la loro drammatica attualità. Una ripresa del movimento, rispetto a questo, sarebbe davvero necessaria, soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative. Un movimento di cittadini resistenti che si propone semplicemente di dettare alcune priorità al “palazzo”. Diciamo NO ai Tornado a S. Damiano. E se l’aeroporto militare se ne va, cosa vogliono i cittadini? Non uno scalo civile con corollario di super strade e TIR. Noi proponiamo, come già fatto da associazioni ambientaliste, un grande parco. Alberi al posto di strumenti di morte. Se consideriamo il territorio come bene comune inviolabile ed indisponibile agli appetiti del ricco o del potente di turno, sono i cittadini a dover decidere in virtù soprattutto del loro benessere.
Andrea Chiappini
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