L'impazzare di politici da palcoscenico, giochi pirotecnici, musica e le kermesse indiavolate dei LaRussaFiniSgarbi e di chi ancora deve arrivare - non da ultimi (mancavano solo loro!) anche i ragazzi di Amici -, ha toccato il suo apice nell’esibizione reboante dell’ex-premier, la vera ed unica rockstar del momento. Questa politica-intrattenimento ha monopolizzato i nostri piccoli giornali, la nostra piccola rete televisiva, ha insomma invaso il piccolo mondo antico della nostra città per portare sostegno, appoggio e fare pubblicità ai candidati sindaci considerati più eminenti. E tutto questo per chi? Per cosa? Per la gente, forse, impegnata a barcamenarsi tra i prezzi cresciuti, i problemi ambientali, i disservizi sociali? Non credo proprio, altrimenti si sarebbe pensato forse di più a quanto tutto ciò è costato, in organizzazione, cene, pranzi, ricchi premi e cotillons…e probabilmente è costato tanto. Ma questo è accettabile? Sicuramente sarà necessario da un punto di vista mediatico, ma il principio mi atterrisce. Una piccola città, lo ripeto, normalmente poco considerata a livello italiano, di cui alcuni non sanno nemmeno bene l’esatta collocazione geografica (“Ma sarà in Emilia o in Lombardia?”), è diventata improvvisamente grande come un palcoscenico, per incarnare, secondo le logiche attuali, il principio dominante che sei ciò che appari, che puoi credere solo a ciò che vedi, ma non direttamente attraverso i tuoi occhi, comandati dal cervello, piuttosto attraverso la patina di uno schermo, sempre presente anche quando non si vede, e di cui si ha bisogno perché non si sa o non si vuole più sapere la differenza tra fiction e realtà. E la politica a cui abbiamo assistito ultimamente, e non solo a livello locale, è la concreta testimonianza di come essa si sia trasformata, diventando un’esibizione, uno show, una televendita, alla stregua, anche se in modo diverso o peggiore, dei noti circenses organizzati nell’antica Roma, sicuramente più copiosi del panem che si distribuiva o di cui avevano bisogno i cittadini, ma in grado di fare dimenticare, almeno per alcune ore, le concrete esigenze del momento.
Ormai, da lungo tempo, la cosiddetta “religione oppio dei popoli” è stata soppiantata dalla droga pesante dello spettacolo che, nel suo insieme di parole, luci, colori e suoni ha arricchito chi ne muove i fili, ma intorpidito le menti degli spettatori. E la politica, ne abbiamo avuto tanti esempi in questi giorni, ha consensualmente sposato questa logica, raccogliendo, a quanto pare, larghi consensi. Ma a che prezzo per i cittadini? A mio avviso un prezzo troppo alto: la perdita del senso critico della realtà.
Francesca Pisani
2 commenti:
La politica si è adeguata a uno stile di intrattenimento, quello tipico della trashTV, che è solo un aspetto -il peggiore- della potente macchina mediatica.
Anziché usare i colori, le luci, i suoni per creare uno spettacolo di sostanza, si è preferito impiegarli semplicemente come superficie priva di senso.
Lo spettacolo non è sempre malvagio, lo show non è sempre superficiale. Semplicemente, la politica degli uomini arcaici ha scelto di non ragionare, di non coglierne gli aspetti positivi, non solo per il piacere intellettuale di una critica, ma soprattutto per imparare ad applicare questi strumenti in armonia con messaggi di realtà, e perché no, anche di intrattenimento, se poi alla fine lasciano lo spunto per una riflessione personale e costruttiva.
Se vogliamo essere onesti fino in fondo, la televisione non programma solo reality show, ma anche documentari e reportage che raccontano di immagini, suoni e luci reali. Un esempio formidabile che non rinuncia a forma né a sostanza, un modello per chi vuole parlare alla gente, uno spunto da considerare per chi crede che il messaggio sia di chi lo riceve (cittadini), non di chi lo deve portare (politici).
Come sei intensa, Francesca! E' una fortuna averti conosciuto in questa campagna per e con Gianni D'Amo.
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